Ars Aures F1

Pubblicato il 26/07/2019 - Last updated: 15/07/2019

Topic: Riproduzione audio hi-fi

Non conoscevo Ars Aures se non per nome, e non ricordo di aver avuto grandi occasioni di ascoltarle per molto tempo, il che equivale a conoscere qualcosa solo in modo nominativo.

Il caso ha voluto che tra i vari amministratori di un gruppo Facebook che aiuto ad amministrare, fosse presente anche chi gestisce le pubblic relation per Ars Aures. Il suo amore per questi diffusori mi ha spinto a chiedergliene direttamente una coppia: qualcosa di piccolo e di fascia non estrema. In breve mi ha proposto le F1 Monitor, che fanno parte della fascia entry level di Ars Aures.

L’IMPIANTO

Sorgente digitale per musica liquida: PC assemblato Windows 10 (Foobar2000).

DAC:TEAC UD-503

Amplificatori: ANAVIEW AMS0100_2300, Doppio TA2022 in dual mono, autocostruito in classe A/B a FET, Synthesis ROMA R510AC, Synthesis Action A40Virtus

Cavi: autocostruiti

Ciabatta: Ladysound s.r.l. Multipresa 6

DESCRIZIONE

Non voglio lanciarmi nella solita tiritera legata alla personalissima estetica, ma i diffusori hanno una linea assai classica, mentre i piedistalli, sebbene studiati appositamente per le F1 Monitor, devono piacere. Al di là delle forme è però interessante notare come la classica finitura bianco laccato utilizzi una vernice particolare che dona una satinatura tale da permettere di non notare ogni singolo granello di polvere che vi si posa sopra.

Al di là della forma; il peso per ogni difusore è di circa 10Kg, a cui vanno aggiunti ulteriori 10Kg circa di peso del piedistallo, che presenta degli appositi incavi ove posizionare le sottopunte: nulla è a caso in Ars Aures ed il diffusore risulta stabilmente appoggiato e virtualmente più pesante.

Il cabinet è in MDF ed il carico acustico è di tipologia bass reflex posteriore. I trasduttori sono della Tang band: un woofer da 6 pollici con membrana in carta ed una particolare sospensione a doppia onda brevettata dalla stessa; un tweeter a cupola morbida in seta trattata da 1.2 pollici. L'accoppiata è quasi classica, ma il cuore del dialogo tra i due trasduttori è un crossover totalmente ideato da Ars Aures. Questo è del primo ordine in modo da ridurre al massimo le rotazioni di fase e dare il "giusto tempo alle registrazioni", tanto che Roberto Prosseda usa Ars Aures per far ascoltare ai pianisti il tempo delle loro registrazioni. Questa filosofia di allineamento temporale delle varie frequenze è l'essenza del lavoro di Ars Aures; senza dubbio una sfida interessante.

Permettetemi di fare un breve excusrus su Roberto Prosseda, dato che mi è stato fatto notare che non tutti potrebbero sapere chi è. Essenzialmente Roberto è uno dei migliori se non il miglior pianista al mondo, tanto da essere assai ricercato da etichette del calibro di DECCA e Deutsche Grammophon. Ben lontano dall'essere il classico pianista si è sempre lanciato nell'educazione alla musica e nella sperimentazione. Da sempre si è messo al servizio della Musica portandola anche tra i più giovani; inoltre nel 2012 rimase affascinato da TeoTronico (il pianista robot a 53 dita) e lo invitò spesso a quelle conferenze concerto che tanto lo portavano vicino ai giovani. Recentemente ha infine aperto la sua Accademia musicale a Prato, dove usa appunto le Ars Aures.

Un ultimo appunto va lasciato inerentemente al prezzo: il costo totale di diffusori e piedistallo è di circa 4000€, il che li rende diffusori collocati su una fascia di prezzo decisamente poco entry level.

ASCOLTO

Non siamo qui per parlare dei gusti del recensore, alla fin fine come dico spesso non importa veramente che al recensore siano piaciute, quello che importa è che il recensore scriva in tutta onestà ciò che ha udito, in questo modo è il lettore che potrà scegliere una rosa di prodotti che gli piacciono, se parlassi solo di ciò che mi è piaciuto sarei già io a scegliere ed imporre i miei gusti di ascolto. Quello che deve fare il recensore è infatti differente da ciò che fa l'opinionista: deve mettere da parte i propri gusti, ascoltare, lasciarsi trasportare e sentire la musica che gli parla; così da descrivere non un'esperienza, ma il "come suona". Solo così i lettori potranno decidere in piena autonomia ciò che si potrebbe avvicinare ai propri gusti ed andare ad ascoltare questo o quel prodotto.

Partiamo dal particolare, dagli Album, per poi giungere al generale, sebbene il giudizio generale sia espresso dopo alcune decine di album.

Il primo album è Fourth Dimension, Stratovarius, 1995. Al tempo gli Stratovarius erano nella formazione che li ha portati ad essere la più importante Power Metal Band a livello mondiale. I brani erano per lo più di Timo Tolkki, che si era ritagliato nell'album il giusto spazio per il suo enorme talento con l'omonima Stratovarius. Anche se in molti brani troviamo anche la mano di Timo Kotipelto; in Nighth troviamo una collaborazione Tolkki-Lassila. L'album genericamente è complesso, Tolkki ha inciso dei veri capolavori con la sua ESB e la complessità strumentale è notevole dato che i battimenti sono sempre ad un ritmo assai veloce. Kotipelto ci aggiunge una voce che dona molti effetti strettamente legati al mondo Power Metal. Insomma so che molti storceranno il naso, ma non è un album facile.

Il Secondo album è invece legato al mondo Rock: Jhon Barleycorn Must Die, Traffic, 1970. In pratica si torniamo indietro nel tempo di ben 25 anni. I Traffic, sebbene siano genericamente considerati Rock, non possono essere tranquillamente categorizzati. Il loro genere è un qualcosa di unico e complesso in cui prende posto rock psichedelico, jazz, folk, pop, rhythm and blues e funky. Jhon Barleycorn Must Die è l'insieme di tutto questo ed è forse l'album più famoso dei Traffic.

Il terzo è un classico del Jazz che non ha bisogno di presentazioni: Kind of Blue, Miles Davis, 1959. Probabilmente una delle opere più conosciute, famosa anche tra chi di Jazz sa veramente poco. Certamente da possedere poichè è una pietra miliare, senza se e senza ma.

Il quarto è una registraziuone dal vivo del Concerto per violino e orchestra n. 1 op. 26 di Max Bruch e Sinfonia n. 3 in la minore op. 56 "Scozzese". Una registrazione particolarmente ricca di dettagli che non tutti i diffusori riescono a cogliere. Magari non eccelsa ma interessante e comunque ben fatta.

Ho voluto partire dal particolare per elencare i quattro album che meglio esemplificano tutto ciò che sto per dire. Come molti di voi sapranno non sono un particolare appassionato di musica classica e jazz, perciò è anche facile che una buona interpretazione legata a questi due mondi mi possa bastare, tuttavia sono proprio questi due i generi preferiti dalle Ars Aures F1 Monitor. Coerenza timbrica e temporale si sentono, anche se ad onor di ciò che ho sentito la disposizione degli strumenti è ogni tanto leggermente vacillante e i piani tendono a fondersi.

La presenza di una scena non particolarmente localizzata si denota precisamente in altri generi; la coerenza timbrica ed una buona capacità di dettaglio continuano a farsi sentire, ma alcuni lievi dettagli di saturazione tendono a sparire grazie al carattere più morbido ed olistico che assumono le F1 Monitor.

Tuttavia due sono i fattori che più colpiscono delle F1 Monitor: la coerenza timbrica e la coerenza temporale. Il suono è infatti parecchio naturale; certamente la coerenza timbrica raggiunta è importante, ma mi preme sottolineare che probabilmente il risultato è raggiunto grazie anche ad una coerenza temporale che allinea le armoniche emesse coerentemente al tempo dello strumento.

Probabilmente per lo stesso motivo donano maggiore attenzione alla microdinamica, rispetto alla più generica dinamica.

TEST

Le Ars Aures F1 Monitor sono diffusori caratterizzati da una risposta in frequenza particolarmente lineare ed estesa in ambiente. La risposta si estende infatti al di sotto del dichiarato e scende tranquillamente fino a 40Hz, sotto questi vi è un decadimento evidente, ma questo comportamento fa delle F1 Monitor un diffusore bookshelf completo, anche perchè si estende almeno fino a 20kHz.

Il THD è costante per tutto lo spettro; la risposta all'impulso è ottima.

La fase elettrica subisce delle rotazioni molto dolci ma entro un massimo di 90°. Mentre l'impedenza non scende mai sotto gli 8 Ohm, ma è caratterizzata da vistosi picchi.

CONCLUSIONI

Lo sforzo di Ars Aures per proporre diffusori non legati al genere musicale è lodevole, come di pregio è una filosofia che cerca la coerenza timbrica e temporale che ha evidenti ricadute nell'interpretazione musicale che offre. Le F1 Monitor sono bookschelf che si fanno apprezzare per le loro caratteristiche, di completezza, estensione e coerenza. Certo se si cerca l'impatto ad ogni costo o una riproduzione scenica totale, probabilmente non sono i diffusori più adatti, ma ognuno deve scegliere ciò che è più adatto per lui.

Photography by Marco Maria Maurilio Bicelli
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