ASCOLTO IMPIANTO VINTAGE: ESTATICA VA A CASA DEI LETTORI

Pubblicato il 07/06/2017

Argomento: Riproduzione audio hi-fi

Quando si parla di vintage va fatta una premessa che cercherò di riassumere in vari punti:

1 Il vintage non suona meglio perché è vintage.

2 Del vintage suona ancora bene, ma questo non vuol dire che suoni meglio.

3 Un prodotto vintage è comunque vecchio, l’usura è una garanzia; il funzionamento no.

4 Un prodotto vintage non equivale ad un prodotto usato; non basta nemmeno che sia fuori produzione deve essere un prodotto di parecchi anni fa (in pratica precedente alla nascita del sottoscritto).

5 Se è vero che il vintage non suona meglio perché vintage; è altrettanto vero che se un prodotto suonava bene allora, ha tutta la possibilità (se mantenuto) di suonare bene tuttora.

6 Se non condividete questi punti, questo articolo non fa per voi: inutile continuare nella tiritera che ieri tutto suonasse meglio, inutile continuare nella tiritera che il vintage suona male per definizione. Probabilmente se siete arroccati su una di queste due posizioni non siete così appassionati quanto voi stessi vogliate credere. Il partito del “è meglio” probabilmente preferisce ignorare che molti marchi vintage ad oggi non ce li ricordiamo nemmeno più; il partito del “è peggio” invece preferisce ignorare l’ineluttabile verità del fatto che molti marchi oggi esistenti … i posteri li dimenticheranno.

Detto ciò si può veramente iniziare a parlare di un impianto che vede al suo interno pezzi che hanno fatto la storia dell’hi-fi.

Valerio è un appassionato di musica, che ha costruito il suo impianto in anni, ma è anche appassionato di vintage (scherzosamente gli ho detto che è il mio alter-ego, dato che il pezzo più antico nel mio impianto ha la bellezza di 10 anni, mentre tutto il resto è sotto i 2). Dopo anni in fonderia il suo orecchio necessita dei supertweeter che vedete in foto… non è un errore, si tratta semplicemente dell’applicazione del detto: “di necessità virtù”. Valerio lo sa ed alla mia richiesta ha staccato i supertweeter, il tutto al mio orecchio ha guadagnato: riproduzione della scena più corretta, maggiore naturalezza, minore distorsione… ovviamente al suo orecchio era diverso (questo fa pensare quanto il nascondere a sé ed agli altri i difetti del proprio orecchio è solo un problema, se uno non fosse cosciente del difetto sarebbe pronto a tacciare di inadeguatezza tutto ciò che non gli si conforma… Valerio ha seguito quella che il mio animo progettista condivide appieno: “fare di necessità virtù”. Conscio di ciò ha apportato una modifica reversibile, che a lui permette di ascoltare meglio, ma che all’occasione può essere tolta.

Questo “difetto” rende l’impianto di Valerio meno valido?

Questo “difetto” rende Valerio meno credibile?

Onestamente la risposta ad entrambe le domande è un secco NO.

L’impianto di Valerio è valido perché suona con un’ottima scena ed una grande naturalezza. Anche se a dire il vero lo vedrei meglio in una sala almeno tre volte quella in cui è ora (Valerio sa anche questo ed ha progetti in testa), qui soffre di qualche riflessione di troppo e di un THD maggiore dovuto proprio all’ambiente.

Valerio dal canto suo rimane credibile come ogni persona che non antepone interessi personali, la sua passione è autentica e tanto basta per non tacciarlo di stregoneria come si faceva nel medioevo.

Ma scendiamo nel vivo dell’impianto.

Diffusori Altec Voice of the Theatre A5 500 08 e Altec Lansing 14,

Amplificatore Sansui AU9500,

Lettore CD Grundig CD7550 (modificato negli operazionali, nell’alimentazione e nei condensatori sul segnale,

Giradischi Dual 1219 con testina Shure M91 Mg-D.

Insomma come potete leggere è un sistema vintage, ottimamente funzionante proprio perché Valerio ha passato del tempo a curarlo e mantenerlo in salute (anche cambiando qualcosina).

Il suono è dinamico e veloce, molto preciso e capace di ottimo dettaglio. La scena stereofonica è ottima ed il risultato finale è altamente naturale.

I difetti ascoltati erano dati essenzialmente da due elementi:

1 la stanza: come detto in precedenza è troppo piccola per i due bestioni, pensati originariamente per teatri e concerti… Valerio lo sa ed ha in testa dei gran bei progetti che onestamente gli auguro di poter realizzare.

2 con alcune musiche più moderne non riuscivano ad esprimersi al meglio, abbiamo convenuto non fosse la registrazione dato che erano brani che ascolto normalmente su altri impianti; semplicemente era un fatto culturale: al tempo della progettazione delle A5 il genere Metal (ad esempio) era ancora lontano dal nascere. A riprova di ciò era il fatto che con le A14, lo stesso CD suonava decisamente meglio. Le A14 infatti furono progettate molto dopo quando il Metal era già esistente come fatto culturale e ben definito sotto i suoi caratteri fondamentali.

Alla fin fine anche questa volta ho parlato di cultura…

Non so se avrei scritto lo stesso articolo appena tornato dall’incontro tra Valerio e me, probabilmente no; già in quei giorni stavo parlando assai di più di cultura, ma in questi giorni sto parlando molto di cultura e di quanto essa vada ad influenzare la musica (sia in produzione, sia in ascolto).

D’altronde a furia di leggere vere e proprie cantonate che sottendono una completa incomprensione del fattore cultura mi sa che non sarà nemmeno l’ultima volta che ne parlerò.

Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli