KING SOUND: cuffie KS-H3 + amplificatore M-10; l'accoppiata vincente

Pubblicato il 09/02/2018

Argomento: Riproduzione audio hi-fi

Voglio esordire con due riflessioni.

La prima può essere definita banale, dato che il motto “Un impianto equilibrato suona meglio di un impianto non equilibrato” è abbastanza comune, ma se la osserviamo sotto il fuoco incrociato di ascolto e tests, la sua disarmante realtà diventa evidente.

La seconda è inerente alla mitologia delle elettrostatiche. In questo racconto solitamente troviamo in prima linea due fazioni che portano argomentazioni contro o a favore delle elettrostatiche, questa volta si vuole dar voce invece al terzo schieramento, che essendo probabilmente più impegnato nel godersi la musica, evita di scrivere migliaia di inutili parole; così facendo però si lascia sempre campo libero alle altre fazioni che più che far del male a questo mondo non sanno fare, dato che molti tra essi sono guru autoelettivi.

L’IMPIANTO

L’impianto in questo caso è formato per evidenti motivi dalle King Sound KS-H3 e dall’amplificatore King Sound M-10.

In aggiunta ho inserito tre sorgenti: DAC TEAC UD-503; Lettore multimediale Advance Acoustic X-Uni; giradischi TEAC TN-400, usato in accoppiata con un phono di mia ideazione.

DESCRIZIONE

Ad un primo sguardo non si riesce a ben definire le cuffie, sembrano pesanti e leggere al contempo, sfiorandole invece ci si accorge della loro leggerezza, coadiuvata dalla resistenza fornita dall’alluminio. Indossandole ci si accorge anche dell’elevato fattore di comfort di cui sono dotate, grazie alla headband imbottita e ai pad in spugna. In realtà questo mix di fattori nasconde il reale peso, che vanta ben 460 grammi.

I materiali sono di notevole fattura, la plastica è quasi assente, mentre l’alluminio compone la maggior parte della struttura.

La tecnologia che le muove è quella elettrostatica classica, in cui è necessario fornire la corrente di Bias per polarizzare la membrana elettrostatica. Questa, interposta tra due griglie metalliche, diviene un trasduttore acustico qualora le due griglie vengano attraversate da un segnale audio. Di per sé la tecnologia è semplice e permette di sfruttare l’intera membrana polarizzata come un unico trasduttore che agisce in modo lineare su tutta l’area di propagazione.

In tutto ciò vi è un indubbio vantaggio: l’orecchio può tranquillamente essere in un qualsiasi punto della cuffia dato che non è presente un punto d’ascolto ideale.

Ovviamente ai vantaggi fanno da contropartita gli svantaggi: la corrente di Bias deve essere elevata, per le KS-H3 si tratta di ben 550V, ed il segnale musicale deve essere anch’esso ad elevata corrente al fine di stimolare la membrana elettrostatica. Si rende così necessario l’uso di amplificatori appositi che possano fornire sia la corrente di Bias, sia un segnale audio ad elevata tensione.

Proprio per questo motivo King Sound ha ideato tre amplificatori; per questa recensione ci è stato fornito infatti l’amplificatore King Sound M-10.

L’M-10, al contrario delle cuffie, si presenta allo sguardo come un componente leggero, ma basta sollevarlo per comprendere come la sensazione di leggerezza è solo apparente dati i 2.3Kg. Struttura in alluminio, con i lati perforati al fine di permettere una migliore areazione del circuito in classe A. Il frontale in alluminio è ben studiato per sembrare poco affollato, partendo dall’alto troviamo: la manopola per il controllo del volume; la leva per attivare o disattivare un paio di decibell in più sui bassi; i led per l’accensione e l’avviso che la membrana elettrostatica è stata polarizzata, il connettore d’uscita ed il pulsante d’accensione.

Sul retro troviamo un ingresso analogico jack 3,5”; un ingresso analogico RCA; un’uscita analogica RCA (non è preamplificata è giusto una normalissima uscita di linea); il selettore per il voltaggio d’ingresso 110-220; il connettore IEC per l’alimentazione.

Prima di essere posizionato tuttavia si rende necessaria l’estrazione e rotazione della base mobile.

L’interno è estremamente ordinato e chiaro, ogni sezione è nominata in base al suo ruolo e di fianco ai componenti principali vi è la nomenclatura.

L’ASCOLTO

Appena indossate ho provato l’impulso di togliermele: la presenza del basso era evidente e ciò mal si affianca al mio personale gusto di ascolto equilibrato. Era ora di cena e ho sfruttato il fatto proprio per permettermi di rimandare un poco: d'altronde a pancia piena si ascolta meglio.

Dopo cena mi sono permesso di ascoltare un po’di Punk tra cui “Punk in Drublic”, NoFX, 1994 e “Cheshire Cat”, Blink 182, 1994. Memore di aver ascoltato i peggiori minuti di AC/DC prima di sedermi a tavola ero pronto ad un ascolto non esaltante di un genere che fa dei medi e degli alti il proprio cavallo di battaglia. I bassi erano presenti, anche in leggero eccesso, ma era presente anche tutto il resto con la solita dose di velocità, dettaglio e sfacciataggine; d'altronde quando si ha fame non si ascolta con le orecchie, ma con lo stomaco e questo mal si addice a mantenere le orecchie aperte. In più del solito ascoltare a linea piatta c’era un basso molto corposo ed un medio basso più evidente. Praticamente era sempre ben evidenziabile ciò che stando ai guru autoproclamati dell’esordio non è possibile ottenere su un’elettrostatica. Tuttavia come ogni elettrostatica che si rispetti i piatti delle batterie di Erik Sandin e di Scott Raynor erano estremamente precisi e dettagliati, come a pochissima distanza.

A memoria è la prima volta dove i primi minuti mi sono ingannevoli, ma è anche vero che solitamente non affronto il primo ascolto ad orario indecente.

Già passando in rassegna alcuni gruppi Punk un’altra caratteristica mi aveva colpito: mi sembrava che le KS-H3 avessero una predilezione per chitarre chiare, acute o acide; chitarre più morbide, rotonde e corpose invece non riuscivano ad esprimere appieno il proprio potenziale.

La conferma mi è arrivata nel confronto diretto tra due classici delle chitarre: Gibson Les Paul Standard e Fender Stratocaster. La storia del Rock ha legato due giganti a queste chitarre: Jimmy Paige e Jimi Hendrix.

Per i Led Zeppelin cito “Pysical Graffiti”, 1975; mentre per Jimi cito due classici famosissimi: “Hey Joe” e “Purple Haze”, nonostante l’assoluta godibilità dell’album dei Led Zeppelin la preferenza di un suono più alla Stratocaster è apparso immediatamente evidente. Non che ciò non fosse manifesto anche nel solo Pysical Graffiti, in cui Jimmy Piage oltre a suonare la Gibson Les Paul Standard, suona anche la Danelectro 3021, con questa che suona decisamente più viva e reale della Gibson.

Decisamente di suo gusto incisioni come quelle di “Blue & Lonesome”, Rolling Stones, 2016. Un’incisione estremamente interessante, perché non è una di quelle buone registrazioni moderne, ma è una registrazione viva, dove la musica è lì palpabile e coinvolgente; dove la musica fa perdere ogni contatto col mondo esterno. A chi importa se il rullante entra diretto nel microfono di Mick Jagger, sicuramente non alle KS-H3 che ne danno un’interpretazione precisa e dettagliata, ma proprio per questo permettono di distaccarsi dal resto del mondo.

È ora di parlare un po’ di classica, non perché è la migliore al mondo o altre inutili congetture, ma perché è una musica che ancora è capace di emozionare dopo centinaia di anni, anche se bisogna avere qualche anno sulle spalle per apprezzarla.

Ancora una volta due composizioni che unite danno una chiara immagine delle KS-H3. “Sinfonia 39”, Mozart, 1788 – no ok va bene che la registrazione ascoltata è del 2014, ma diamine il genio è lui, morto e sepolto eppure immortale. “Il Lago Dei Cigni”, Čajkovskij, 1875/76, registrazione di Royal Opera House Orchestra Covent garden, diretta da Jean Morel.

I piani sonori, l’impatto dinamico e microdinamico sono estremamente coinvolgenti quasi tanto da compiere l’inganno dei sensi totale, se solo fossero dotate di un suono ancora più aperto spazialmente. Il suono sebbene ben aperto non rappresenta uno spazio virtualmente infinito, le KS-H3 danno un’interpretazione quasi intima, e da prima fila. Solo con la musica classica ho talvolta attivato l’incremento dei bassi, negli altri generi questi erano decisamente troppi.

Infine passiamo al Metal, precisamente a “Holy Diver”, DIO, 1983; alias il primo album della band fondata da Ronnie James Dio. Un capolavoro tra l’epico ed il fantasy che non è sempre facile da far suonar con queste caratteristiche, basta uno squilibrio eccessivo e l’atmosfera si rompe, che diventa un disco Metal come tanti, mentre invece è l’inizio di una delle pietre miliari del genere. Le KS-H3 rendono giustizia a questo album e conducono in quei viaggi epici e fantasy, ma questo sono i DIO, questo è Ronnie James Dio con tutta la sua cultura fantasy.

TECNICA

Come al solito ecco il paragrafetto che per scriverlo ci vogliono pochi minuti, ma per accumulare dati ci si impiega almeno un buon paio d’ore a far in fretta.

Partiamo dall’elettronica, se guardiamo al voltaggio massimo d’uscita, decisamente non si scherza dato che siamo oltre ai 300V, ma compiere test solo sull’amplificatore sarebbe una cosa poco intelligente, passiamo a vedere come si comporta l’accoppiata KS-H3 + M-10.

Appena ricevuti i primi dati ho avuto due emozioni contrastanti, una era: “Ecco lo dicevo io! Ed ora tutti quelli che hanno da dire che le elettrostatiche non hanno bassi, potranno bellamente tacere”; l’altra era “WOW! Che fase! (si immaginatevi come se lo diceste ad una bella ragazza/o, il tono era quello). Ovviamente mi sono permesso di far pubblicare il grafico più bello, ma non che la deviazione standard proponesse qualcosa di assolutamente diverso… qualche differenza minimale nella fase oltre 15kHz ma nulla di più; idem nella risposta in frequenza, con qualche insignificante variazione oltre i 13kHz.

Una risposta all’impulso non estrema ed un THD sotto le aspettative sono stati nei test i due punti negativi, che davanti a ciò che vedete nei grafici, passavano però in secondo piano, dato che il THD non subendo variazioni estreme all’interno della banda audio è reso complesso da rilevare.

Infine volevo mostrare anche il grafico del comportamento fuori asse: le differenze sono certamente facili da individuare, ma un driver dinamico fuori asse si comporta in modo assai peggiore.

Essenzialmente mi sembra di aver mostrato sotto forma di grafico di cosa è capace un buon accoppiamento cuffie-elettronica.

CONCLUSIONI

Credo che questo binomio King Sound sia giunto nel momento giusto, spesso nei gruppi facebookiani si notano impianti stellari pubblicati più per far invidia che per altre motivazioni; altrettanto spesso si notano neoguru autoeletti che elevano la propria prima cuffia seria a quello che è la porta per il nirvana.

Tuttavia nel tempo mi sono accorto che queste persone cercano di ottenere fama ed importanza, e non gli interessa stimolare la passione per la musica e il buon ascolto. Queste King Sound sarebbero per loro una lezione cocente. Tutto sommato non costano molto dato che a listino sono a meno di 1500€, spesso con questa cifra si prende solo la cuffia o solo l’amplificatore, ma il binomio KS-H3 e M-10 si rivela ben bilanciato ed equilibrato raggiungendo risultati tanto emozionanti e divertenti da sfidare cuffie oggi fin troppo blasonate.

Impossibile non consigliarle a chi come budget per tutto ha la cifra richiesta, l’unico rischio che ha è quello di portarsi a casa delle cuffie che non solo suonano bene e sfidano apertamente cuffie che arrivano a costare in toto anche tre o quattro volte tanto (in base all’amplificazione), ma si permettono pure di essere delle elettrostatiche con tanti bei bassi, senza dimenticarsi di essere delle elettrostatiche.

 

NOTE

Purtroppo a causa di un aggiornamento che mi ha costretto alla formattazione ho perso varie foto di molti articoli... come in questo caso ho dovuto riferirmi all'online per permettervi di vedere in foto i prodotti.

foto dal sito ufficiale kingsound
dall'online... anche se sembra la mia
una si era salvata...
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli