Meze 99 Classic: una cuffia a due facce

Pubblicato il 23/07/2017

Argomento: Riproduzione audio hi-fi

Prima di mettermi a scrivere ho deciso di fare un giretto da internauta, giusto per scoprire cosa scrivono gli altri circa queste cuffie. Ciò che mi lascia perplesso è il fatto che tutti si sciolgano in lodi per le Meze 99 Classics; a leggere online, e non solo, sembrerebbe che queste cuffie rendano inutili anche cuffie di grande livello. Siccome la qualità umana del dubitare vale assai di più della qualità umana dell’adattarsi e sottomettersi ai guru, spero che non solo al sottoscritto sia sorta la domanda: “Sarà vero?” (Anche se ad essere del tutto onesti ho pensato qualcos’altro, ma rimaniamo su un più filosofico dubitare.)

L’IMPIANTO

Sorgente digitale per musica liquida:      PC assemblato Windows 10 (Foobar2000).

DAC:                                                                     TEAC UD-503

Amplificatori per cuffie:                               TEAC UD-503; MicroZOTL 2.0 S Deluxe; Erzetich Bacillus

Giradischi:                                                          Technics SL1200G

PHONO:                                                              autocostruito

Cavi:                                                                     Autocostruiti

Cuffie sfidanti:                                                 Shure SRH1840, Superlux HD681EVO

DAP:                                                                     Sansa Clip + (coadiuvato da un amplificatore portatile espressamente progettato per questo)

DESCRIZIONE

Le Meze 99 Classics sono dotate di una custodia in cartone ben curata esteticamente, su questa custodia è pure riportata la risposta in frequenza di cui le cuffie dovrebbero essere dotate; teoricamente dovrebbe essere la linea “perfetta” per un suono il più corretto possibile. Bene dopo aver letto ciò, fatevi pure due sane risate, come se le è fatte chi ha scritto. Quando si riuscirà a comprendere che noi siamo sempre spettatori di una riproduzione interpretata?

Aperto il primo scrigno, troviamo la custodia rigida per il trasporto delle cuffie, che fa da scrigno per le Meze 99 Classics stesse.

La custodia è assai interessante perché permette di avere, da subito, un complemento fondamentale per una cuffia dedicata al mondo della mobilità. Questa è non solo dotata di un design accattivante, ma soprattutto di una notevole resistenza alla pressione, dato che ha brillantemente sopportato lo stress causato da una massa di 10Kg.

Aperto questo secondo scrigno, finalmente troviamo le Meze 99 Classics, che colpiscono per il loro design e l’uso di materiali di buona qualità. L’headband è di tipo elastico, consente un facile posizionamento sulla calotta cranica, non sono particolarmente larghe, alcune teste le considereranno anche un po’ troppo strette, ma i pad in foam permettono un miglioramento del comfort. La comodità pur essendo di buon grado, non è estrema: le orecchie si scaldano presto e soggettivamente parlando non resistevo un intero album con loro in testa. Tuttavia nella mobilità la pressione sulle orecchie e le dimensioni ridotte sono due fattori di fondamentale importanza: la prima permette di ottenere un miglior isolamento, la seconda ne migliora la trasportabilità. Se rimaniamo ristretti al mondo delle cuffie mobile, rimangono delle cuffie abbastanza comode ed adeguatamente isolanti.

Interessanti, quanto eleganti le hearcup in legno: a noi è stato reso disponibile il modello con hearcup in noce, finiture in oro e color nero per pad ed headband, ma sono disponibili anche il modello con hearcup in noce, finiture in argento e color nero per pad ed hearcup ed il modello con hearcup in acero, finiture argento e colore bianco per il resto

Un fattore a cui Meze da importanza è il fatto che queste cuffie siano totalmente avvitate, senza far uso di collanti. Detto al sottoscritto ciò equivale al prendere in mano il cacciavite di precisione e di sbirciare ciò che c’è al di là dell’estetica; un po’ come se si stesso giocando coi LEGO.

L’interno onestamente non mi ha esaltato; un poco di cura in più nell’applicazione della coibentazione non sarebbe guastata. Anche inserire una banalissima tacca per ricalzare i pad in modo assai più semplice non sarebbe stata una cattiva idea.

Assieme alle cuffie troviamo anche un contenitore in feltro ove riporre i cavi e gli accessori in dotazione (connettore avionico e adattatore jack 6,3”). I cavi sono di due tipi, ma entrambi in rame OFC: il primo è di circa un metro ed è dotato di microfono; il secondo è lungo 3 metri ed ideato per l’ascolto in casa.

ASCOLTO

In questo ascolto a mio avviso risaltano le due facce delle Meze 99 Classics; da un lato una cuffia che nell’ambito mobile è perfettamente posizionata; dall’altro una cuffia che aspirerebbe all’uso desktop, ma che non impensierisce nessuno.

Lato mobile offrono un isolamento ottimale, e sono dotate di una facile pilotabilità. L’isolamento raggiunto pone come rovescio della medaglia una scena assai ristretta; ciò non toglie che questa sia, nella sua ristrettezza, per lo più ben disposta.

Altri elementi che si sono potuti riscontrare in tutti gli ascolti sono un basso di buon impatto, ma talvolta coprente, un medio abbastanza naturale, ma non estremamente ricco di dettaglio, una gamma alta ben focalizzata, ma pronta a cedere il passo quando il basso si presenta.

Tuttavia cerchiamo di calarci in queste cuffie scrivendo dei più importanti ascolti effettuati.

Partiamo dai più difficili: “Symphonies No.40 No.41 Jupiter”, Wolfang Amedeus Mozart, Vienna Philarmonic Orchestra diretta da Karl Böhm, registrata da Deutsche Grammophon. La musica Classica è il genere che più ha fatto faticare le Meze 99 Classics: la dinamica non era eccellente, mentre la microdinamica era appena accennata. Nei pieni orchestrali invece l’immagine era un amalgama, talvolta confuso, che abbandonava le posizioni dell’orchestra.

Altrettanta difficoltà è stata ben udibile nel Metal: nell’album omonimo “Demons and Wizards”, la gamma bassa era totalmente coprente, certamente ben rispondente all’idea che del Metal hanno molte persone; peccato che far fatica a seguire un giro di chitarra, non è propriamente appartenente al Metal.

Dopo aver gettato le Meze 99 Classics nell’abisso, si può risalire la china.

It’s a Shame About Ray”, Lemonheads: torna il Punk, in una delle sue forme più tendenti alla versione Rock. Il profilo basso si stagliava sulla scena, ma il Punk per sua richiesta vuole una scena luminosa e a tratti un po’ acida. È stato uno dei migliori ascolti assieme a “Tracker” di Mark Knopfler, un disco facile se lo guardiamo dal punto di ascolto prettamente legato all’ascolto dell’impianto; un disco difficile o anche intricato se lo guardiamo dal punto d’ascolto musicale: l’uomo tranquillo del rock, ha smesso di essere puro rocker, se mai lo è stato. “Tracker” è un album che mette sul piatto vari generi ed ispirazioni: dal Jazz al Folk, dal Country al Celtic.

Di minor coinvolgimento invece l’ascolto di “In Trough The Door”, Led Zeppelin (edizione remastered 1994). I bassi tornavano ad essere leggermente coprenti, anche se l’album era in generale godibile, e con un buon livello di dettaglio.

 TEST

Non nascondo un certo stupore davanti ai grafici che ho ottenuto nei test, non che non corrispondano a quello che si era potuto ascoltare, ma non erano totalmente concordi con quelli dell’azienda. Ciò mi stupisce per il fatto che di solito i grafici di risposta in frequenza dei miei test concordano con quelli delle aziende.

I bassi si presentano in una quantità di circa 13db in più, la gamma medio-alta presenta un calo, per poi recuperare linearità in gamma alta. Si nota un certo tentativo di avvicinarsi alla teorica ed utopica risposta piatta all’orecchio.

Il THD% si comporta come il grafico di risposta in frequenza: in gamma bassa presenta distorsioni maggiori al resto dello spettro.

La risposta all’impulso invece non è risultata essere particolarmente veloce.

Una nota conclusiva sulla facilità di pilotaggio di queste cuffie: 0,98V e 31mA, potremmo far fare tutto anche ad un singolo operazionale, tanto per dire quanto elettroacusticamente sia facile gestirla.

CONCLUSIONI

Mi sono piaciute queste Meze 99 Classics? Onestamente la risposta è NI.

Le Meze 99 Classics risultano essere delle cuffie a due facce: una legata al mondo mobile, l’altra legata al mondo delle cuffie desktop. In una brilla, nell’altra risulta essere una cuffia tra le tante.

Dipende dal punto di ascolto in cui ci mettiamo. Se ci mettiamo dal punto di ascolto casalingo di queste cuffie si potrà tranquillamente affermare che sono belle, ma che il rapporto qualità/prezzo non sia particolarmente interessante.

Qualora ci ponessimo nel punto di ascolto mobile allora queste cuffie risultano essere tra le migliori di questa categoria: isolano, sono facilissime da pilotare, e competono con le migliori cuffie trasportabili; non trascurando che le Meze 99 Classics arrivano dotate di una comoda e resistente custodia rigida.

Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli