Nuit, spettacolo del Collectif Petit Travers, nell’ambito di Torino Danza, 14/10/2017 presso le lavanderie a Vapore di Collegno

Pubblicato il 19/10/2017 - Ultimo aggiornamento: 29/10/2017


Un palco, candele a profusione, e buio all’improvviso.
Segno che inizia lo spettacolo.
Strusciamenti di qualcosa per terra. Di cosa, non si sa. Mistero.
Corpi che si muovono nella penombra, poi una fiammella che vola aleatoria.
Degli “Ohhh” stupiti dal pubblico. Anche ma non solo di bimbi.
Si accendono via via candele successive, alimentate da invisibili mani.
Finalmente la nuit diventa penombra, e nella penombra qualcosa inizia a muoversi.
Palline bianche incominciano a volteggiare mentre individui imbacuccati in palandrane da Scrooge si aggirano plastici sul palco, inanellando movimenti fluidi di giocoleria, sketch da stilosi clown, numeri con miriadi di palline da chiedersi quante persone ci siano dietro le quinte per poter allestire un così gran giro di palle. Che detta così può sembrare che accenni a qualcosa di noioso o innervosente, ma no, è un periodo di tre quarti d’ora in cui l’attenzione di tutta la platea è così condensata sul palco da levarsi alternativamente in sospiri di stupore e risate – baritonali, bianche, acute. Ridono tutti, senza distinzioni, sono tutti bambini in cui si è risvegliato lo stupore del nuovo -.
Scopro poi, parlando con uno di loro, che sono unicamente i tre artisti lionesi a gestire quel guazzabuglio di palline provenienti con precisione da dietro le quinte, oltre che dal palco. Sono impressionata dal fatto che con un lancio alla cieca da dietro un pannello uno dei tre sia riuscito a creare una croce perfetta. Roba che una persona con una comune intelligenza spaziale non riuscirebbe a fare nemmeno tentando per una vita intera.
Nicolas Mathis si muove sul palcoscenico con grazia felina e sfoggia sempre un sorriso beffardo sul volto espressivo; Julien Clément pare specializzato nel muovere le braccia così velocemente da farle sembrare rosee pennellate, con palline che si muovono di un moto ipnotizzante controllato e vorticoso, senza contare lo spettacolare pezzo in cui gestisce una barra con in cima una candela da coricato a pancia in su, con il potere degli addominali; Rémi Darbois ha un umorismo prossemico molto particolare, usa anche il cappotto come terza mano e sfoggia una notevole bravura tecnica.
Non ci si può impedire di ricostruire mentalmente il lavoro che si nasconde dietro un simile spettacolo, magistralmente concertato, che in quarantacinque minuti condensa una mole di movimenti e coreografie impressionante. Perfino gli errori vengono riassorbiti nell’esibizione con una tale naturalezza da sembrare commessi apposta.
Ci si crea un film mentale in cui si immagina il feeling che si è necessariamente creato tra i tre giocolieri (Nicholas e Julien lavorano insieme da 12 anni, dopo cinque dei quali si è unito Rémi). La costruzione dello spettacolo deve essere avvenuta con idee successive proposte dall’uno e dall’altro nel tempo, per poi essere coordinate in un lavoro d’équipe nella formazione di ciò che si ha davanti agli occhi increduli.
Si può immaginare che fili invisibili nella penombra muovano alcune palline, e che altre siano telecomandate perché fanno un bzzzz mentre si muovono scansando i simulati tentativi di cattura da parte dei giocolieri. Addirittura la rivolta delle palle prevede che se la prendano con i loro volteggiatori, colpendoli a tradimento sulla schiena, mentre si muovono per aria con un’anima propria, a velocità davvero impressionante anche per un burattinaio deus ex machina che in realtà non esiste.
L’esibizione finisce presto, troppo presto, ma comprensibilmente, vista la concentrazione di abilità profusa in quel tempo ristretto; Rémi e Julien hanno le gote rosse dallo sforzo.
Il pubblico applaude da screpolarsi le mani, e torna a casa con un po’ di fiabesco nel cuore.
 

Fotografia di Autori vari