UMBRIA JAZZ: non solo fama

Pubblicato il 05/08/2018

Argomento: Musica

(A cura di Gloria Serra 

a causa di un problema tecnico per caricare l'articolo ho dovuto inserire la mia firma, ma non appena possibile sistemeremo il tutto)

 

Non avevo mai preso quel flixbus. Onesto, ma come prima volta può bastare.

Parto da Milano da via Salcazzodiperiferia all'alba con cambio a Bologna: cento minuti di ritardo e rischio pacco.

Arrivo a Perugia verso sera, dopo circa dieci ore di piedi puzzolenti e musica pessima.

Ma tutto bene: sono arrivata, scarica ma ci sono.

Giù dal bus, passo da 15 a 40 gradi e trovo la mia amica Catia che, da ottima amica quale è, ha già organizzato per me un bellissimo tour sul mini metrò perugino (in sovraffollamento) per prendere un gelato in centro, perchè devi assolutamente provarlo, dice lei. Ok facciamolo!

A sera siamo pronte per il festival: cena con la nonna e poi via a degustare vini boni e birrette calde su e giù per la città, con uno sottofondo di musica jazz o giù di lì... perchè nonostante l'Umbira Jazz non tutto mi è sembrato rientrante in questo filone musicale. Daltronde l'Umbria Jazz non è solo fatto dai grandi del Jazz, ma come giusto che sia: da chiunque suoni e porti avant la ricerca armonica.

Musicisti in ogni angolo, in ogni spiazzo, sulle scalinate delle chiese, alle fermate degli autobus e nei sottopassaggi. L'Umbria Jazz al di là del compleanno di Quncy Jones è, ed è stato questo: un enorme abbraccio musicale che porta chiunque a sentirsi letteralmente immerso nella musica, anche se non si è in prima fila a tutti i concerti ufficiali.

Tutte belle contente, sudate e ubriache, ci stiamo perfino divertendo quando ci arriva l'sms di Flixbus (merda) che ci avverte gentilmente dei dieci anni di ritardo del mio viaggio di ritorno al Nord.

Gentile cliente, la informiamo che al sud è vietato entrare in sbattimento, quindi take it easy e cortesemente zero lamentele.

Per il resto tutto bene, Perugia splendida e , per quanto riguarda il festival boh, oltretutto io di jazz proprio non mi intendo, ho scoperto settimana scorsa che Bollani suona il piano e non la tromba; ma Marco ha voluto a tutti i costi un articolo che parlasse della mia esperienza all'Umbria Jazz ... anche se forse forse era questo che intendeva quando, dicendogli che non ero un'esperta, mi rispose che l'essere esperti contava in realtà molto poco?

CONCLUSIONE (a cura di Marco Maria Maurilio Bicelli)

Di solito quando c'è un nuovo ingresso che scrive per noi (e a cui ho rotto ampiamente le scatole per convincerlo a scrivere) dedico due parole di presentazione all'inizio dell'articolo, ma questa volta era tanto interessante che interromperlo nella mia mente per scrivere le solite due stronzatine iniziali era abbastanza sciocco.

Gloria a mio avviso ha ben compreso il perchè mi piacciano gli articoli degli autoproclamati non esperti: ci restituiscono una realtà come vista da occhi di bimbo. Sono immediati e badando poco o nulla alla forma, ci restituiscono un'immagine immediata e sensitiva dell'espserienza. Leggendo quello che ci ha scritto Gloria mi sono detto: “La prossima volta ci vorrei andare pure io!”

A mio avviso quello che si è perso negli articoli degli esperti Gloria ce lo ha restituito... poco importa raccontare per filo e per segno un concerto... se siamo concentrati su quello non ce lo goderemo mai, meglio soffermarsi su ciò che veramente conta.

Quando un qualcuno mi scrive che l'Umbria Jazz è un enorme abbraccio musicale che porta ad un coinvolgimento indescrivibile, credo che abbia compreso a fondo quella musica che nascque proprio da chi e per chi esperto non era.


 

Fonte: Umbria Jazz