Altera: Intervista del 03/01/2015

Pubblicato il: 03/01/2015


Innanzitutto grazie a nome di tutta la redazione di Estatica e in modo particolare da parte mia e dal suo fondatore Fabrizio Pucci. Risponde Stefano Bruzzone, cantante della band.

Gli Altera sono già stati ospiti di Estatica in passato. In occasione di questa vostra nuova uscita siamo lieti di poter chiacchierare nuovamente con voi e di offrire ai nostri lettori nuovi spunti di riflessione. Ci è sembrato doveroso dare spazio a un album “I Love Freak” che si è rivelato, con il senno di poi, un disco evento vista anche la nomination al Premio Tenco 2014. Qual è stata la cosa più difficile da fare dopo la morte di Freak Antoni e avendo già in cantiere questo lavoro?

Anche per noi è sempre un piacere ritrovare Estatica e il suo mondo, davvero… “I love Freak” in verità non era proprio previsto, ha deciso da solo di esistere; stavamo completando il seguito di “Italia sveglia”, uscito nel 2012… “Lei non sa chi ero io (Italia sveglia pt.2)”, il cui singolo secondo i programmi sarebbe stato “Par-lamento” feat. “Freak” Antoni… La scomparsa di Roberto ci ha scombussolato non poco, così come la consapevolezza che quella canzone era di fatto il suo ultimo canto. Un regalo meraviglioso e avvelenato, non riesco a definirlo in altri modi. Senza “Par-lamento” il progetto “I love Freak” non sarebbe mai nato. La nostra reazione è stata, dopo qualche tempo, ripartendo da quel brano, mettersi a suonare cose sue… canzoni fatte insieme, altre alle quali eravamo legati, sue poesie che avevamo trasformato in canzoni… Personalmente mi son reso conto che la mia amicizia con Roberto aveva paradossalmente offuscato “Freak” e mi son rimesso ad ascoltare, rileggere e rivedere le sue cose, che avevo un po’ trascurato. La cosa più difficile da fare, almeno per me, è stata rendersi conto della realtà: “Freak” non c’è più. Se devo essere del tutto sincero in fondo questa cosa non l’ho mica accettata… mi rendo conto che ragiono e penso a lui come se si fosse trasferito in un paese lontano, irraggiungibile. “Freak” Ha lasciato troppe cose buone, come artista e come uomo… per pensarlo “defunto”. Non è retorica da quattro soldi, non ci riesco proprio.

“I Love Freak” a una prima veloce analisi potrebbe sembrare un album tributo, ma non credo sia la definizione esatta. Voi come lo definireste?

Molto giusto, ci fa piacere questa osservazione. La definizione più appropriata ci pare quella che abbiamo messo sul retro del disco: “… E’ la reazione a una perdita, è una terapia spontanea… non un omaggio, non “nostalgia”… è solo tutto ciò che ci portavamo dietro di Roberto, che abbiamo fatto insieme e che avremmo voluto fare… con tutto l’affetto possibile”.

Passiamo ora a parlare di un pezzo di Freak Antoni e da voi interpretato nel disco: “Però quasi”. Il brano è talmente bello che sembra impossibile possa essere stato scartato da Sanremo. Evitando ogni polemica pretestuosa pensate che la kermesse sanremese abbia giustamente ancora un ruolo di difesa dei canoni e dell’ortodossia “della canzone italiana”, oppure debba diventare a tutti gli effetti il Festival delle bellezze e della musica italiana a trecentosessanta gradi?

Sì, “Però quasi” era davvero un brano “quasi” perfetto per un Festival di Sanremo “dei sogni” (anche se mi resta il dubbio che con la frase sulla pornostar “Freak” si complicò un po’ la vita involontariamente o meno)… A me pare più che altro, da un bel pezzo, una carrellata televisiva con della musica (lasciando perdere quale) dentro…. Ed un passaggio tv fondamentale per un certo tipo di cantanti che sul Festival campano di rendita a lungo. Se avesse una sua reale ortodossia melodica, slegata per quanto possibile dal business, ne avrei qualche rispetto. Per la musica italiana a 360°, occorrerebbe uno sforzo collettivo immane più che un Festival o una rassegna….

Quando ho ascoltato per la prima volta il brano, “Però quasi” ho avuto sin da subito la netta sensazione di essere di fronte a una piccola gemma di sensibilità e di cura nell’uso del linguaggio. Un ossimoro d’innata bellezza nato dal contrasto tra i sentimenti evocati e le figure simboliche volutamente sgraziate utilizzate per descrivere le proprie più o meno confessabili passioni. Quanto c’è degli Altera nell’esempio lasciato da Freak Antoni?

Beh… come approccio e suoni siamo proprio un’altra cosa… tendiamo naturalmente più al drammatico che all’ironico… anche se adoravamo “Freak” e gli Skiantos… in effetti però a ben pensarci, in alcuni degli ultimi brani (penso alla canzone “Italia sveglia” o alla stessa “Par-lamento”) è comparsa una certa vena ironica, per quanto spesso agra… Forse senza accorgercene “Freak” in qualche modo si è insinuato nella nostra scrittura… Non ci avevo pensato…

Rimanendo sempre su “Però quasi” si percepisce dalle interviste di Freak come ci tenesse a valorizzare questo pezzo passato inosservato al grande pubblico. Qual è secondo voi la cosa più bella che si possa dire a Freak Antoni per risarcirlo almeno parzialmente?

“Però quasi”, tra l’altro cantata benissimo, per me è la quadratura dei suoi ultimi progetti solistici, non sempre riusciti, a mio parere. “Freak” non è risarcibile, purtroppo. Pativa non poco il non aver ricevuto quanto meritava… le vicende discografiche degli Skiantos hanno “contribuito”: il successo iniziale (76/80), l’uscita dal gruppo ed il silenzio fino all’84, poi il ritorno con un disco tremendo come “Ti spalmo la crema”, poi ancora silenzio fino alla ripartenza del 1987… quella degli Skiantos che personalmente preferisco. Chi può permettersi un percorso del genere in Italia? Nel frattempo è cambiato il mondo ed è cambiata (in peggio) pure la musica. Ho spesso pensato agli Skiantos come ad una delle band più sfortunate di questo paese. Credo che il campionario di promesse, gentaglia, millantatori e bari che hanno incrociato loro abbia pochi eguali. Roberto era comunque un “cantante coraggioso”… anche vocalmente aveva costruito un suo mondo, con sue modalità, scoperte, modi di porgere parole e frasi assolutamente personali e riconoscibili.

A conti fatti credete che questo vostro nuovo album abbia la sua naturale “mission” nel divulgare e condividere il Freak Antoni pensiero oppure credete che sia solo uno scatto fotografico che immortala una stagione importante della vita, ma del tutto personale?

Direi entrambe le cose… “ferma” ciò che era un rapporto “saltuariamente costante” (dal 1997 al 2013) tra noi e lui… con alcuni momenti straordinari, come lo show del 2008 da una finestra del palazzo dove abito… svela però alcuni lati della sua poliedricità, non proprio noti al grande pubblico… La scrittura poetica, ad esempio, l’improvvisazione di “Poetica (2)”o la rabbia di una canzone fondamentale come “Paese scarpa”… e rimette in circolo il pianoforte originale di “Però quasi”. Ci sono molte cose da scoprire o da ritrovare, a vari livelli, dentro “I love Freak”.

Pensate che il vostro mondo fatto di amicizie, atteggiamenti mentali e modi d’intendere la vita sia un fuori moda di cui essere orgogliosi e trasmettere nei lavori che fate oppure sia semplicemente un’accezione particolare e personale dell’esistenza da conservare nichilisticamente come un oggetto prezioso?

Non lo so, davvero… Noi siamo questo, il tempo ed il percorso fatto hanno detto chiaramente che questo è il nostro modo ed il nostro mondo. “Freak”, don Gallo, Alda Merini, Alessandro Quasimodo, Bruno Rombi… non credo siano capitati per caso, specie pensando ai rapporti personali che son venuti fuori… e poi Mario Luzi, Raffaele Crovi, Fresu, Di Cioccio… Non ci siamo davvero fatti mancare niente… Avremmo dovuto raccogliere di più, ne sono convinto… diverse mancanze nostre, certo, ma siamo in Italia… ed esordire con un disco di poesie cantate, per una major… alla fine lo paghi caro.

Gli Altera dimostrano di essere molto sensibili a un certo modo di essere e di non apparire... Credete che il mondo discografico com'è diventato oggi possa essere ancora un veicolo di cultura?

Ovviamente no, specie in questo paese. Troppa frammentazione, troppo individualismo, zero supporti . Mi pare un mare (inquinato) dove ci sta dentro di tutto… Sulla critica musicale, che ha perso la tempo la “mission” dell’orientamento, poi le mie riserve non hanno limiti.

Freak Antoni e tutto quello che ci ha lasciato in eredità. Secondo voi aveva più senso quando il mondo era diverso e quindi di fatto è un personaggio irripetibile, oppure a maggior ragione oggi ci vorrebbe ancora la sua verve e la sua ironia amara per scuotere le coscienze?

I geni come “Freak” sono necessari sempre… specie quando il peggio tracima… Anche se adesso il consumo della cultura stessa o degli spettacoli è oltre il compulsivo… andando avanti temo che Roberto avrebbe faticato sempre di più per avere gli spazi che meritava

Personalmente trovai molto significativa un’affermazione di Freak Antoni quando disse, parlando di Luca Carboni, che questo era un cantautore vero, mentre lui era solo un selvaggio? Cosa vogliono aggiungere gli Altera?

Ce ne fossero di selvaggi come “Freak”, accidenti… Premesso che era un uomo con uno stile ed una cortesia naturale che, specie fuori dal palco, lasciava basiti.

Il vostro disco, nonostante abbia come riferimento costante la figura di Roberto (Antoni), ha comunque una sensibilità tutta vostra. Com’è cambiata, se è cambiata, la vostra visione della musica nel tempo?

Credo si sia estremizzata in un certo senso… conta sempre di più ciò che occorre alla canzone, al fluire delle parole, al progetto nella sua compiutezza, gli orpelli ci interessano sempre di meno, a costo di passare per “out of time” o per “banali”… Vale anche a rovescia ovviamente: se un brano reca naturalmente una vena pop nessun problema o imbarazzo, anzi. L’unico mio riferimento, rispetto ai nostri progetti , a scelte, aspettative o paranoie collegate è lo straordinario titolo di un disco degli Zen Circus: “Andate tutti affanculo”. Facciamo quello che ci pare, rispettando al massimo noi stessi e chi ci segue. Ma la linea di confine è netta.

“Moriva in me la poesia”, pezzo davvero affascinante ed evocativo, come può essere definito? Un semplice sfogo personale oppure è qualcosa di più, cioè una sorta di processo catartico da cui ripartire?

Questa poesia straordinaria, scritta da Bruno Rombi quando mancò sua moglie, rappresenta dentro “I love Freak” il nostro saluto a Roberto… Per me è un vero e proprio “testamento”… se e quando un giorno tireremo i remi in barca, credo che questa canzone, magari riletta in un altro modo, sarà il nostro commiato.

“Par-lamento” è un bellissimo gioco di parole, un marchio di fabbrica, l’ennesima riprova di come siano importanti le parole. Ditemi un paio di esempi di nuovi cantautori che secondo voi hanno qualcosa da dire oggi.

Ti ringrazio, anche perché non tutti la pensano come te… è un brano che divide… Rappresenta moltissimo per noi, rappresenta “Freak”. A breve faremo uscire come singolo un electro remix curato da Max Monti , che valorizza ulteriormente la straordinaria frase di “Freak” di uno dei due ritornelli (“Cosa pretendi da un paese che ha la forma di una scarpa?”)… Non saprei indicare un nome preciso, diversi mi piacciono ma finisce lì. Forse conta anche l’età… i miei riferimenti da ragazzino erano Bertoli, Finardi, Graziani, Vecchioni, De Andrè, Battiato… A questi non riesco proprio ad avvicinare nessuno. Posso dirti che la scomparsa di Mango mi ha colpito molto… aveva una musicalità ed un modo di gestire le melodie vocali davvero unici… e dal vivo meritava, molto.

Un tema di cui avevamo già discusso e che ripropongo spesso nelle interviste è quello dell’avvento del download selvaggio e d’internet in generale nella musica. Questa volta però vi chiedo di commentare in particolare questa affermazione: alcuni ( addetti ai lavori e artisti stessi) dicono che grazie alla “liberalizzazione” delle forme di accesso e di produzione di un disco sono scappati i grandi investitori e le relative speculazioni. Cosa ne pensano gli Altera nello specifico?

Non lo so, occorrerebbe una chiacchierata a parte! Indubbiamente oggi investire nella musica è come andare contro i mulini a vento, occorrono una competenza ed una versatilità pazzesche… un disco senza i concerti è pressoché inutile… e qual è l’impatto effettivo di un videoclip, andando oltre le visualizzazioni su Youtube? Resto convinto che l’industria musicale nostrana sia però da svariati decenni assolutamente cieca e sorda, priva di iniziativa e competenze. Continua a raschiare il fondo del barile senza vedere che il barile è finito da un pezzo… Oggi va dietro ai ragazzini dei Contest in tv ed a Sanremo… dopo… il diluvio.

Infine vi chiedo ancora questa mia curiosità. Gli Altera hanno un loro modo di proporre musica sempre lontano dai riflettori. Credete che per aver la consacrazione definitiva band come voi, i Virginiana Miller o i Massimo Volume ( giusto per fare degli esempi clamorosi) debbano cambiare qualcosa, oppure rimanere nicchia è e sarà la vostra salvezza e l'incoronazione più gradita?

Noi non avremo alcuna consacrazione definitiva.

Ringraziamo gli Altera per la loro disponibilità e li salutiamo con un arrivederci alla prossima occasione.

Grazie a voi, è sempre un piacere incrociare i nostri percorsi