Jack Savoretti, live report Porto Antico, Genova, 29/07/2014

Pubblicato il 01/08/2014 - Ultimo aggiornamento: 27/03/2016

Argomento: Musica

Certo, mi direte voi, fare musica non è proprio come fare una guerra. Anzi da un punto di vista filosofico si può dire che ne sia l’esatto contrario: comunicazione, condivisione, divertimento, emozioni positive … Spesso il rock è stato utilizzato proprio per fermare i conflitti. Avete ragione voi, ma io intendevo tutta un’altra cosa. Jack Savoretti, all’anagrafe Giovanni Savoretti proprio come il nonno genovese e partigiano, la guerra non l’ha mai fatta, ma come il nonno (che l’avrebbe evitata volentieri) ha messo ieri sera nel suo live tutta quella carica, quel coraggio e quel pizzico di presunzione sfacciata che probabilmente il suo avo metteva in campo tutti i giorni per lottare contro il nazifascismo. Elemento molto importante, forse determinante, l’orgoglio come biglietto da visita per un ragazzo che mostra subito con un sorriso tutta la sua semplicità. Quell’orgoglio che ti fa essere patriottico (ma non nazionalista), genovese, italiano pur essendo italo - britannico e genoano vero (sportivamente parlando); perché, come dice Jack, al sangue non si comanda.

Ieri sera nella Piazza delle Feste del Porto Antico di Genova abbiamo assistito a una performance musicale quasi perfetta. Il protagonista appunto è stato lui Jack Savoretti promessa e astro nascente della musica internazionale. Ancora poco conosciuto al grande pubblico (ma questo poco importa) ha incantato essenzialmente per un motivo molto semplice: ha suonato come si conviene fare a un vero musicista. Ha suonato con il sangue ribollente sottopelle, con una carica emotiva impossibile da non assorbire, rendendo finalmente giustizia al ruolo della musica: divertire, trasmettere passioni e soprattutto socializzare le emozioni tra le persone troppo abituate ormai da tempo ad aver un approccio individualista in ogni esperienza, vissuta quasi sempre in solitudine. Il protagonista della serata in realtà non è solo sul palco ma arricchito dalla sua band fatta di batteria, chitarra elettrica e basso. Quello che sarà evidente a fine concerto sarà l’affiatamento tra i musicisti e la loro composizione multietnica tra danesi, francesi e brasiliani. Ma veniamo a noi. La location scelta, per questo ultimo concerto di chiusura della tournée italiana di Savoretti, è la Piazza delle Feste nella splendida cornice del Porto Antico. Bigo da una parte, Bolla di Renzo Piano dall’altra non mancano davvero i motivi di attrazione. Il maxi tendone che chiude quasi a conchiglia la platea risulta alla fine congeniale per restituire una qualità del suono più che accettabile. Il nuovo appuntamento estivo, dopo la recente esibizione genovese nel marzo scorso, è l’occasione per presentare nuovo materiale di prossima uscita in mezzo ai tanti cavalli di battaglia. Man mano che passa il tempo Jack, come un catalizzatore, riesce a scaldare il pubblico abbracciandolo metaforicamente, trasmettendo tutto il suo fuoco interiore. La sua voce un po’ sporca, ruvida ma potente si esalta nei ritornelli e riff più tirati a suon di colpi di chitarra classica, dove le corde vengono sollecitate con ritmi vertiginosi. Quel grido rauco e stridulo che soffia impetuoso sotto un lungo ciuffo di capelli sembra davvero provenire dalle terre lontane della California. Proprio quel richiamo da cui pare inizi la genesi della “Shit song” (come da lui stesso nominata) parafrasando un commento non proprio garbato di un tedesco impulsivo a un suo concerto. E via con altro country/folk rock a inibire la sua repulsione verso i tedeschi ed esaltando di pari passo la bellezza dell’Italia e degli italiani tutto l’opposto, per una volta in meglio, dei freddi panzer germanici. Racconta lo stesso Jack come la franchezza e schiettezza tedesca a volte risulti non curante delle sue conseguenze sull’interlocutore, tanto quanto al contrario l’italiano sia così attento all’aspetto relazionale da risultare confuso nella sua interlocuzione. Insomma di siparietto in siparietto il concerto procede con una scaletta che è il solito saliscendi di emozioni tra giri di chitarra sopra le righe e ballad da arena; pezzi che la versione dal vivo rendono ancora più arrembanti e spumeggianti. Il finale è un fiume in piena con un misto di eccitazione e disinibizione collettiva. La performance si fa incandescente quando il pubblico, decisamente numeroso, si riversa sotto il palco dopo un inizio timido che lo vedeva relegato ordinatamente sulle proprie sedie. Un doppio bis per finire come nelle migliori favole: prima con The Proposal e Come Shine a Light, cantata a squarciagola con i presenti, e dopo con Take Me Home un inno alla ricerca delle proprie origini. Savoretti sembra ancora carico di adrenalina quando lascia per la seconda volta il palco, ringraziando il pubblico della città che sente sua. La maglia indossata per l’occasione è proprio quella a quarti rossoblù ricevuta in giornata durante la visita al Museo del Genoa (anch’esso nell’area del Porto Antico a pochi metri dal palco). Un riconoscimento per qualcosa che va oltre alla semplice fede calcistica. Trovare difetti adesso sarebbe proprio come cercare il classico pelo nell’uovo.
 

Probabile setlist:

Written In Scars

Sweet Hurt

Before the Storm

Breaking The Rules

Vagabond

Broken Glass

Crazy Fool

Soldier's Eyes

Mother

Not Worthy

The Hurt

Lifetime

Jack In A Box

Knock Knock

Encore:

The Proposal

Come Shine a Light

Encore:

Take Me Home

Jack Savoretti, Porto Antico di Genova, 29/07/2014
Fotografia di Fabrizio Pucci
Jack Savoretti si fa il selfie con la band e il pubblico
Fotografia di Fabrizio Pucci
Jack Savoretti - Genova
Fotografia di Fabrizio Pucci