Marcello Murru

La mia vita galleggia su un petalo di giglio

Recensione
Pubblicato il 02/12/2010
Voto: 8/10

Bentornato, poeta dei nostri tempi di virgole …

Buonasera sono tornato / Non chiedermi perché e dove sono stato” con queste parole Marcello Murru ci introduce nel suo nuovo disco “La mia vita galleggia su un petalo di giglio” uscito a sei anni dal precedente “Bonora” e noi lo accogliamo a braccia aperte, non importa perché si sia preso una pausa di tempo così lunga e cosa abbia fatto in questi anni, quel che conta è che è tornato e lo fa con un disco bello, s’intuisce sin dal primo brano “Buonasera, sono tornato” dove con la sua solita voce roca e profonda, ci tira quasi per un braccio per portarci dentro una storia d’amore e d’incomprensioni “Ci siamo molto amati / E parecchio lasciati / E valla tu a cercare / La verità sul nostro amore / Ci siamo divorati e persi e ritrovati”, è una canzone solenne e cadenzata dagli archi ove il protagonista cerca così una giustificazione “Perdere gli altri non è la cosa che mi riesce meglio / Capirai perdere te”.

E’ ancora l’amore il protagonista di “Il mio sud” ma, questa volta, è l’amore sincero verso la propria terra “Il mio Sud è a nord di tutto / Accende luci di tramontana / Di grecale e di scirocco” il motore di una canzone musicata come molte altre del disco da Filippo Gatti, una canzone che vola leggiadra quasi si alzasse in cielo sospinta dagli archi e da un fluido tappeto di note di pianoforte.

Intrigante sin dal primo ascolto è “Voglio sparire” con la quale si gira ancora intorno al tema delle difficoltà di amare un’altra persona senza avere mai la tentazione di lasciare tutto e fuggire via perché canta Murru “So che sparire in fondo è la cosa più facile / lo so dei tuoi lunghi silenzi al telefono / E so che il tuo ritardo è per via del traffico”, a volte si cerca di capire ma “Se a ogni mia domanda, mi bruci la risposta, / voglio sparire ora / Se questa è la domanda, / se ad ogni risposta / Mi bruci ancora …”. Splendida conclusione.

In cerca d’amore” è un pezzo intriso di languida malinconia che gronda poesia di parola in parola, c’è ancora il pianoforte al centro della scena e le sue note che si dipanano ad una ad una fino a raggiungere il cuore dell’ascoltatore, fino ad un finale che non ammette repliche “Tu che sei puro incontro di cielo e di terra / Che sei benedizione e sei contro ogni guerra / Tu che porti nel cuore il respiro del mare / Sei libera di venire / Sei libera di andare (4 volte)”.

Lontano” con quelle parole iniziali “Mi piace toccare le parole / Prima di suggerirtele” e i versi “Ma il tempo raccoglie conchiglie e rami secchi da ardere” sembra quasi fotografare da vicino lo stile poetico di Murru, quel suo suggerire parole ad una ad una quasi centellinandole lasciando però le giuste pause, senza farsi travolgere dalla frenesia dei nostri tempi, perché il tempo scorre sempre alla stessa velocità che è quella degli eventi naturali.

In “Vatti a cercare” c’è ancora amore o meglio un amore ormai finito perché così ci canta Murru “E diciamolo una volta per tutte / Ci si innamora di stronzi e di stronze / E a quel punto che fai … ti ammazzi?”, è un triste e dolente brano suggerito ancora una volta dal pianoforte, davvero splendida tra le tante l’immagine questa “Serve a poco recriminare / Tanto vale salire su un treno / O sui titoli di coda di un film”.

Non c’è mai limite alla desolata tristezza, c’è sempre spazio nel cuore dell’uomo per addensarvi sconforto ed infinito dolore, ecco allora una sublime canzone come “Facile di questi tempi” che ha tutta l’aria di una mesta preghiera che si apre così “Facile di questi tempi morire di venerdì / Difficile resuscitare di domenica” per chiudersi infine con un incredibile senso di vuoto e di assenza “E nessun Dio che tenga / neppure un angelo che scenda / e nessun Dio … nessun Dio”.

Con “Torna presto” siamo in un certo senso ancora nell’ambito della preghiera, un’accorata preghiera alla propria amata dopo un abbandono che sembra essere definitivo, musicalmente splendida con quella chitarra elettrica che s’intreccia ad archi e pianoforte in un ritmo molto latino quasi andaluso, anche qui i versi sono a dir poco suggestivi, citerei almeno l’invocazione “Torna presto che le cose si aggiustano / Le parole si buttano e non si alzano più”.

Forse ancor più bella ed evocativa almeno dal punto di vista musicale per quei magici arpeggi di chitarra è “Danzatrici Ioniche” che ha versi stupendi, dovrei riportarla qui per intero ma mi limito a questo frammento “A terra sono scortate da soldati macedoni / Sono nuvole nere / Nuvole di bel tempo nuvole con cerniere / Traghettatrici improbabili / che ti spingono all’inferno / Per un attimo solo ti regalano l’eterno”. Secondo me è la canzone migliore del disco.

E’ difficile riprendersi dopo una canzone così, occorre prendere il fiato prima del congedo che avviene attraverso “Dove il giorno fiorisce” una delicata canzone eseguita quasi solo voce e chitarra, sembra quasi sospesa nell’aria, messa lì come una porta aperta, come un sogno solo abbozzato un ponte verso qualcosa che è oltre perché canta Murru se sei uno che “hai avuto inferta una ferita / Che non sai far crescere un incontro / Per un tratto di vita / Tu che ti prendi in prestito un dolore / Che diluisci lentamente poi / Per sbriciolare un amore” allora “Continua ad andare se vuoi / Continua da andare / Dove il giorno finisce”.

E’ proprio la fine di questo disco in cui Marcello Murru tratta l’amore nella sua complessità di attrazioni e repulsioni, d’incontri e abbandoni, di parole e silenzi così com’è nel suo stile che a tratti, proprio quando il discorso si fa più serio e drammatico sembra quasi voler ritrarsi come il protagonista di “Voglio sparire” con quel desiderio di “Uscire fuori a respirare un po’” come canta invece, in “Vatti a cercare”, proprio con quel “fuori” rafforzativo e questo tentativo si riflette anche da un punto di vista musicale perché è proprio in quei momenti che ha voluto dare maggiore enfasi al romanticismo degli archi quasi a voler ironizzare su situazioni in realtà drammatiche.

Voglio però aggiungere alcune sottolineature dopo essermi tuffato a capofitto nel disco, quasi sospinto da un’urgenza narrativa insita nelle canzoni stesse, la prima legata al titolo del disco che trovo di grande bellezza perché ha dentro tutta la passionalità ed il romanticismo dell’amore e allo stesso tempo la sua fragilità, quella precarietà stessa del nostro vivere.

Vorrei poi fare un plauso particolare a Marco Sabiu che ha arrangiato tutti i brani, realizzando si un disco non innovativo o particolarmente spregiudicato ma un ottimo “classico”, così com’è classica cioè senza tempo e non legata alle mode la poetica di Murru e anche agli ottimi musicisti che hanno partecipato alla realizzazione del disco tra cui un contributo davvero prezioso è stato fornito da Alessandro Gwis al pianoforte.

Ben tornato Marcello poeta dei nostri tempi di virgole, che tu possa continuare a dispensar poesia come sai fare.

Marcello Murru - La mia vita galleggia su un petalo di giglio

Marcello Murru

La mia vita galleggia su un petalo di giglio

Cd, 2010
Genere: Cantautorale

Brani:

  • 1) Buonasera, sono tornato
  • 2) Il mio sud
  • 3) Voglio sparire
  • 4) In cerca d’amore
  • 5) Lontano
  • 6) Vatti a cercare
  • 7) Facile di questi tempi
  • 8) Torna presto
  • 9) Danzatrici ioniche
  • 10) Dove il giorno finisce

Informazioni tratte dal disco

Marcello Murru: voce
Alessandro Gwis: pianoforte
Pierre Mingotti: basso
Riccardo Manzi: chitarra acustica ed elettrica
Marco Sabiu: programmazione al computer, pianoforte, tastiere

Mauro Campobasso: chitarra elettrica (2, 7, 8, 9)
Francesco Ceccarelli: chitarra elettrica (3)
Prodotto, arrangiato, registrato e missato da Marco Sabiu al Blustudio di Forlì
Masterizzato da Marco Sabiu al Creative Mastering di Forlì

www.otrlive.it

Edizioni Danny Rose

Photo: Daniele Zedda
Progetto grafico: Stefano Cipolla

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