Van Der Graaf Generator

Alt

Recensione
Pubblicato il 10/02/2014
Voto: 4.5/10

Solo un pretesto per dare senso ad una tournée, dove in alcuni momenti improvvisativi questa esperienza ha trovato un'effettiva e gradita collocazione ("Lemmings", meravigliosa come non mai nella data di Sellersville, l'inedita "Fligth", da “A Black Box”, disco cardine nell'enorme repertorio hammilliano, splendida nella serata al Nearfest). Diversi gli spunti di interesse (la coesione strutturale e sonora di "Colossus", le analogie con armonie ed architetture sonore ligetiane in "D'Accord") ma poco di davvero conclusivo, tantomeno di interesse paragonato con quanto in circolazione in ambito "avant", per quanto possa essere salutato con interesse il frequente abbandono dell'organo di Banton a favore di suoni più contemporanei e il ritorno di Guy Evans in alcuni momenti ad alcune sonorità percussive che grandi hanno fatto il K Group di "The Margin".

Hammill parla nella cartella stampa di "musique concrete", ma in queste tracce non c'è nulla che possa essere paragonato al percorso di Schaeffer (per questo rimandiamo a "Magog" da "In Camera" del cantante/autore). Che la band abbia capacità improvvisative lo si sa da sempre, basti ricordare le virulente performance degli anni '70 e alcuni momenti del capolavoro assoluto "Pawn Hearts" (o dagli outtakes pubblicati sui remaster dello stesso disco, “W” su tutti e da quelli pubblicati sul remaster di “H to He”), ma che in questo disco si segua una direzione anche soltanto vaga, NO. Hammill non è il Wyatt di "The End of An Ear". Non c'è mezzo disco di suoni prodotto da lui e dai VDGG, dalla lontana ed inedita colonna sonora (rigettata dal regista John Hough, perchè ritenuta "autenticamente inquietante") di "Sudden Terror" (in italiano "Il ragazzo ha visto l'assassino e deve morire"... ) ad oggi, che meriti interesse, eccetto forse per qualche momento di "Loops and Reels" e "Sonix" dal repertorio solista del leader della band.

Hammill e soci sono una branca di grandi, impagabili, innovatori del suono associato alla forma canzone, paurosamente espressionista, un suono che a sé non è mai riuscito ad affascinare, come band al completo, se non per qualche breve momento del secondo cd di "Present" (escludendo, a ragione, i diversi episodi “canterburiani” della serie “The Long Hello”).

Inutile è la definizione più propria per un album come questo, che certo incontrerà il favore più diretto di chi, da sempre, ha identificato nei VDGG il verbo dell'innovazione e non a torto. Unica contestazione... qui di nuovo, non c'è un beato accidente, solo aria fritta, cose già sentite e riproposte in una forma incompiuta, priva di ogni interesse e incapace di lasciare alcuna traccia nella memoria. Un disco a pari merito di insignificanti opere della discografia hammilliana, come "Unsung", "The Appointed Hour", "Spur of The Moment". Un peccato dopo lavori di gran rilievo come il recente "Consequences" dello stesso Hammill, "A Grounding In Numbers" dei VDGG e l'affascinante "Live at Metropolis", ancora della band, in versione doppio cd + dvd, a prezzo “quasi” scandaloso, che, a pochi giorni dall'uscita di questo album, fotografa in maniera diretta il nuovo percorso della band, con scarsa indulgenza nei riguardi di un passato mai rinnegato, ma tantomeno condotto a sterili celebrazioni, a fronte di un'ispirazione compositiva e sonora eccezionale per dei signori che mostrano orgogliosamente le proprie rughe (esteriori ed interiori) con la consapevolezza di chi ha fatto la storia di un rock che, ancora oggi, non trova alcuna definizione e continua ad offrire motivi di accese discussioni.

Il peggior album nella discografia dei Van Der Graaf Generator.

Ci si augura di contro che allo scorso eccezionale “Plague Tour 2013”, segua un live capace di porre un focus autentico sul meglio della band, quello capace di violenza inaudita e un'attimo dopo di dolcezza infantile e spaurita, espresso in date di assoluta eccezione come quelle a Bilston, Amsterdam, Trezzo sull'Adda, Londra e in parte, Berlino. Un modo per rendere giustizia al meglio della loro produzione che possa allontanare il ricordo della celebrazione fine a sé stessa di Real Time (2007) e di un live completamente fuori fuoco come il Live at the Paradiso (2009).

Van Der Graaf Generator - Alt

Van Der Graaf Generator

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Cd, 2012
Genere: Avant rock

Informazioni tratte dal disco

Formazione:

- Peter Hammill / guitar and keyboards

- Hugh Banton / organ, bass pedals and bass guitar

- Guy Evans / drums

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