Beautiful

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Recensione
Pubblicato il 09/02/2011
Voto: 7.5/10

Non fatevi trarre in inganno dal nome e dalle liriche albioniche: i Beautiful, nonostante il brand carino e internazionale, non sono altro che il progetto parallelo dei Marlene Kuntz (Cristiano Godano, Riccardo Tesio e Luca Bergia) più Gianni Maroccolo (ex Litfiba, CCCP, CSI) più il produttore e musicista Howie B. già al fianco, tra gli altri, di Bjork e U2. Un profilo italianissimo, dunque, con l’anima cosmopolita.

Certo, di fronte a certi giudizi pesanti la riflessione seguente sorge spontanea. Mi domando sempre se la gente abbia, o meno, il tempo per ascoltare fino in fondo un disco; oppure al contrario abbia troppo materiale da “passare” per potersi permettere di lasciarlo sedimentare. Magari invece, semplicemente, lo fa perché dare giudizi taglienti è ritenuto un vanto radical chic. Peccato che fare questo oggi è rimasto un misero vezzo che non ha più niente a che fare con l’anticonformismo! Al limite si passa per il superesperto incontentabile alla Scaruffi (Lui è uno dei pochi che ha ragione di esserlo!), ma altre volte il rischio è quello di rendere manifesta la propria inadeguatezza. Fatto sta che questo disco non sarà un capolavoro, perché non potrebbe esserlo per definizione, ma comunque non ha niente a che fare con il livello medio delle uscite discografiche degli ultimi tempi.

Il disco sembra sia stato registrato in soli quindici giorni e proprio questo indizio mi restituisce l’immediatezza di approccio di un’altra opera, tutt’altro che simile stilisticamente, ma la cui genesi si è dipanata dallo stesso processo creativo. “Tonight's the Night” è il disco di Neil Young più vero, dove il musicista canta e suona il suo “sentire”, invece che interpretare un personaggio coerente che altri hanno messo sempre in scena per tutta la carriera. Insomma musica vera, nel senso letterale del termine, anche se una buona musica non deve essere necessariamente vera! Anche lì, per la registrazione dell'album, Neil Young convocava il gruppo la sera tardi, e faceva andare avanti le prove per ore ed ore, cogliendo tutto: improvvisazione, stanchezza, tensione, energia, raccoglimento, intimità.

Si intuisce, comunque, che il progetto nasca da una fuga creativa di Godano. Una ricerca di un’oasi che lasci spazio libero all’improvvisazione, una terra di nessuno spazzata dall’aria spumeggiante e contaminata di Howie B. Il primo pare proprio che a tratti riesca a togliersi definitivamente l’armatura immobilizzante dei Marlene, e il secondo invece che riesca a fornire il “tappeto volante” per andare via liberi nei meandri della propria psiche. Questo album ( mi riesce difficile definirlo tale) traccheggia tra l’elettronica e l’art rock, tra un’opera incompiuta e l’essenza allo stato puro. Auguro a chiunque di ascoltare queste tracce nel mentre di un lungo viaggio, magari guidando l’automobile all’alba, quando la luce sale d’intensità piano piano e possibilmente avendo il mare che vi accompagna lungo la strada. Rigorosamente soli! Fatiche pare portarti in qualche contesto nordico, non meglio identificato, dove il sole scalda con un lieve tepore il gelo mattutino. Flowers è un viaggio della mente delicato e consolatorio come un flash-back evocativo di un ricordo che ci è tanto caro. Si può discutere sull’efficacia della cover dei Jefferson Airplain White Rabbit, ma di sicuro non sulla pertinenza. Lo spirito è lo stesso anche se la tecnica cambia in ragione del tempo. In your eyes è lo scotto da pagare per produrre un singolo da lanciare, manifestandosi effettivamente come il pezzo più “convenzionale”. Come dire: una versione “Pop” degli U2 post “Actung Baby”. Le altre tracce sono da scoprire lentamente e senza fretta. Giorgis per esempio si insinua inesorabilmente con un drone-ambient evocativo di habitat alieni. L’incedere di un’elettronica minimal a toni freddi diventa alla lunga la chiave di volta per divagare con la mente.

Ah dimenticavo! Se vedete un’insegna con scritto What’s my name aprite la porta del locale ed entrate: troverete una luce soffusa, un’aria fumosa e un’ambientazione noir. State all’occhio a quella bionda al banco con il bocchino da sigaretta tra le dita. Non dovete cercare con lo sguardo i suoi ammiccamenti, ma tendere l’orecchio verso il palco avvolto dalla nebbia dei fumatori: free jazz e fusion si espandono nella sala tra cappelli alla Bonnie and Clyde. Intanto l’orologio segna ormai la mezzanotte passata. Che dire … Tornate al vostro viaggio in auto. Se avete un po’ di “sonno nelle osse”, mentre “mettete su il vostro disco”, tanto meglio. L’alba è ancora lunga! Ancora una volta mezzo punto di voto in più del dovuto. Ci teniamo a coltivare gli istinti.

 

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Cd, 2011
Genere: Elettronica , Art-rock , Art-rock

Brani:

  • 1) Pow Pow Pow
  • 2) Tarantino
  • 3) In Your Eyes
  • 4) Single Too!
  • 5) Fatiche
  • 6) White rabbit
  • 7) Suzuki
  • 8) What’s my name?
  • 9) Giorgis
  • 10) Gorilla
  • 11) Flowers
  • 12) I can play and I don’t want to

Informazioni tratte dal disco

Larry Love, special guest in “What’s my name?”
Registrazioni di Riccardo Parravicini press oil Teatro Petrella, Longiano (FC), Italia.
Mixato da Howie B presso gli Studi Milodo a Londra (dicembre 2009 – gennaio 2010)
Eccetto “Flowers” Gianni Maroccolo Home studios – Cecina (Italia).
Label: Ala Bianca 2010.
Testi: Cristiano Godano e Howie B eccetto “What’s my name?” Larry Love
Canzoni composte e arrangiate dai Beautiful eccetto “Suzuki” e “Tarantino” Beautiful + Riccardo Parra, “What’s my name?” Beautiful + Larry Love.
Cristiano Godano: Voce, Chitarra acustica ed elettrica.
Howie B: Voce, tastiere, Loops.
Luca Bergia: Batteria e percussioni
Gianni Maroccolo: Basso e chitarra acustica.
Riccardo Tesio: Chitarra acustica ed elettrica.

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