Stolen apple: Intervista del 20/04/2017

Pubblicato il: 20/04/2017


Nel settembre 2016 è uscito l'album di debutto degli Stolen Apple, intitolato Trenches. A poco più di sei mesi da questa uscita, approfondiamo la conoscenza del gruppo, con qualche domanda di approfondimento.

Provenite da Firenze, una città che è stata molto fertile per la nostra musica italiana...

Credo vi riferiate al periodo degli anni ’80, quando la citta’ divenne una sorta di 'factory' italiana di fermenti new wave che sono stati una vetrina anche a livello europeo....di sicuro quel periodo e’ stato fertilissimo: realta’ di grande rock italiano come i diaframma ed i primi litfiba sono nate all’epoca, e non vogliamo dimenticare altri nomi, forse piu’ di nicchia, come i grandissimi Pankow, i Neon, i Rats, Leanan Sidhe....Finito quel breve periodo, eccetto per i protagonisti che ancora sono aggrappati a quel riflesso sotto il Ponte Vecchio, per pareggiare i conti con la storia, Firenze ha prodotto successivamente alcune figure della musica pop degne di una vendetta del Perseo....

Ci raccontate qualcosa delle vostre esperienze precedenti agli "Stolen Apple"?

Massimiliano e si e’ cimentato anche con altri generi musicali, suonando con gruppi folk e rock anni ’70, bossa nova e jazz, nonche’ collaborando a qualche spettacolo teatrale. Lui e’ stato, con Riccardo, uno dei membri fondatori del primo gruppo, gli Stout, che, nei lontani anni ’80 ha “abitato” la stanza prove ricavata nella cantina di casa di Riccardo. Luca ha sceso le scale della stessa cantina all'inizio degli anni '90 con curiosita' ed emozione, e non se n'e' mai piu' staccato. Alessandro, che aveva gia' partecipato con i Malastrana (una delle vecchie formazioni dello stesso nucleo, prima che diventassero Nest) ad un album nel 1998, proviene invece dai Valvola e da Shado Records, con cui ha lavorato fino al 2007.

Come si è formato il gruppo attuale?

La band si è formata a Firenze nel 2008 dalle ceneri dei Nest: da quel nucleo originario, restano due membri fondatori, ovvero Riccardo Dugini (voce, chitarra), e Luca Petrarchi (voce, chitarra); a completare l’organico Massimiliano Zatini, già aggregato ai Nest come percussionista in alcuni esperimenti acustici e qui al basso, ed Alessandro Pagani alla batteria.

Qual'è il significato del vostro nome, "Stolen Apple"?

Il nome della band è stato ispirato dalla storia di Ernst Lossa, bambino jenish ucciso nel 1944 dai nazisti nell’ambito del loro programma di sterminio degli individui non autosufficienti, narrata fra gli altri da Marco Paolini nel suo spettacolo "Ausmerzen”. Ernst, rinchiuso nel sanatorio dove i nazisti volevano 'curarlo', rubava le mele della dispensa per dividerle con gli altri bambini.

L'ascolto del vostro album d'esordio "Trenches" porta la mente a sonorità americane. Di quali gruppi siete debitori secondo voi?

La lista sarebbe lunghissima, anche perche’, nel pensarla, non ci vengono in mente gruppi solo apparentamenti per sonorita’, ma anche per ispirazione a livello di poetica, di trasmissione messaggi, modo di fare musica....di sicuro Dinosaur Jr, Slint, Sonic Youth, ma anche padri putativi del calibro di Dylan e Young, senza dimenticarsi mai Who, Lou Reed, Stooges, i Love dello strepitoso Arthur Lee, Fuzztones, il menestrello elettrico Billy Bragg ed i geni sfortunati Nick Drake ed Elliott Smith, quegli autentici fenomeni della psichedelia anni ’80 dei Bevis Frond....da qualche parte spuntano anche Chaplin, Laurel & Hardy e Buster Keaton: sembrano non entrarci niente col resto, ma se sono sulla copertina di Sgt. Pepper, forse un motivo c'e'.

Quanto tempo ha richiesto la realizzazione di questo album? E' nato con immediatezza, o ha richiesto un lavoro di affinamento?

Quando alessandro pagani si e’ unito al gruppo, nel Settembre 2014, provenivamo da un periodo abbastanza lungo di stallo, sia in termini progettuali che di situazioni dal vivo. La precedente esperienza di registrazione non ci aveva completamente soddisfatto, avevamo pero' alcuni brani gia’ in forma compiuta, come ad esempio “Green Dawn”, “Red Line” o “Living on Saturday”, altri solo in forma abbozzata. La rapidita’ e lo spirito con cui Alessandro si e’ integrato a noi, ci hanno consentito di rendere tutti questi spunti, provenienti da un arco temporale abbastanza dilatato, omogenei e compatti in modo significativo; e questo ci ha spinto a ripetere l’esperienza della registrazione, che e’ avvenuta tecnicamente in tempi molto stretti: poco piu’ di due giorni di presa diretta a tracce separate per le basi strumentali, forse altrettanto per le voci con pochissime sovraincisioni.

La fase di registrazione ha prodotto proprio quello che avevate in mente? Oppure avete lasciato un certo spazio all'improvvisazione?

La realizzazione nello studio casalingo di Niccolo’ Gallio ci ha messo notevolmente a nostro agio, consentendoci di catturare la stessa atmosfera live delle nostre prove in cantina: cio' che cercavamo, e che in "Trenches" abbiamo cercato di riprodurre. Le strutture dei brani non sono complesse e le avevamo ben memorizzate prima; in fase di missaggio abbiamo poi optato per un suono monofonico, che restituisse nel modo piu’ fedele possibile quello che siamo. Le idee aggiuntive hanno riguardato poche rifiniture, come ad esempio l’armonica in “Daydream”, il sinth su “Pavement, la doppia voce registrata da riccardo su “Falling Grace”, ed alcune linee di percussioni.

Oltre che ad ispirarvi alla scena estera, l'utilizzo della lingua inglese fa pensare che puntiate più al mercato "globale" che a quello italiano

Non ci siamo mai posti un obiettivo preciso, sicuramente il nostro genere ha molte piu’ radici oltre manica che non nel Mediterraneo, anche se non ci dimentichiamo chi siamo e lo dimostriamo nell’unico strumentale che abbiamo mai composto, “Danza Del Ventre”, che tuttora ci diverte molto suonare. Forse c’entra qualcosa col genere o forse no, ma quando suoniamo dal vivo, e’ molto piu’ facile che sia qualche straniero a manifestarci i suoi pareri in merito. Gli italiani, misteriosamente, negli ultimi anni sembrano diventati un popolo che, con lodevoli ma rare eccezioni, si interessa alla musica solo come sottofondo ad un aperitivo.

Ci potete parlare dei testi? Come sono nati? Vi fate più influenzare dalla letteratura, dal cinema, o alla vita "reale" per comporli?

Ci fa piacere rispondere a questa domanda, perche’ l’attenzione alle parole di un brano non e’ patrimonio diffuso. Di norma partiamo sempre da uno spunto musicale per poi strutturare la canzone, quindi i testi vengono creati cercando una funzionalita’ metrica e contemporaneamente un significato emozionale. Per quanto riguarda “Trenches”, in molti casi si tratta di quadri tratteggiati, a volte una strofa offre immagini differenti alla successiva, come in “Sold Out” o in “Falling Grace”, dove siamo stati piu’ “visionari”, mentre invece altre narrano di situazioni piu’ compiute, come in “Something In My Days”. In ogni caso le liriche attingono sempre e comunque ad esperienze e sensazioni personali, provenienti dal quotidiano di ciascuno di noi.

Potete raccontarci qualcosa dei testi di alcuni brani presenti nell'album? Nell'album, oltre ai classici brani di lunghezza più o meno standard, avete anche "osato" un pezzo da 7 minuti, "Pavement" che ha un riff che riappare più volte.

Come abbiamo accennato prima, senza la pretesa di voler lanciare messaggi o comporre in modo stilisticamente elevato, cosa tra l’altro resa complicata dall’uso dell’inglese, per noi scrivere buoni testi e’ importante. In “Daydream” abbiamo voluto fare un omaggio a Daniela Pagani, sorella di Alessandro, purtroppo prematuramente scomparsa, adattando una sua bellissima poesia; “Living on Saturday” gioca con le parole intorno ai vuoti di una relazione finita. Gli altri brani, a partire proprio da "Pavement", parlano di personaggi che non potremmo definire dei vincenti: gente che vive soffre gode scopa e guarda la vita dalla porta posteriore, che viene sfrattata dai banchieri e dalla finanza pervasiva, che si fa ingabbiare per la tav, che coltiva sogni, che si nasconde nella provincia, che scrive canzoni notturne su amori inconfessabili, che ha voglia di scappare da dove tutti sono scappati.....

La passione per la musica ha attraversato i decenni. Come valutate i cambiamenti che si sono susseguiti?

Abbiamo iniziato a suonare un po' per curiosita', molto per bisogno, cercando di utilizzare la musica come strumento per sviluppare una coscienza intima e personale da paragonare prima di tutto con noi stessi, poi con gli altri. A quell'epoca, l'istinto e la passione venivano sopra ogni cosa: non si parlava troppo ne' di mercato, ne' di classifiche, tantomeno di consumismo o di imprenditoria connesse all'arte e alla creativita' soltanto per interesse. Valeva soltanto la voglia di suonare il piu' possibile, cimentandosi ed evolvendo assieme alla musica, e trovando riscontri inaspettati da parte dei media e da chi, con crescente curiosità, ascoltava i nostri suoni. Quest'attitudine, che personalmente non ci ha mai abbandonato, sembra essere venuta meno nel tempo, rispetto alla passione per la musica....certo crediamo possano ancora esistere realta' collegate alla "complessita' semplice" di un progetto artistico, che secondo noi deve contenere quasi totalmente identita' soggettive, esclusive e pure. Per questo sapere che alcuni locali oggi chiedono soldi per far suonare giovani bands, oppure andare ad assistere ad un concerto ed accorgersi che l'unico interessato sei tu, ed il fonico di palco, e' veramente triste. Puo' darsi che adesso ci siano troppi interessi legati alla musica, e allo stesso tempo piu' diversivi che distraggono: manca ai piu' giovani (e non solo) la cultura del silenzio e dell'ascolto.

Quali sono i vostri progetti per l'imminente futuro? Tour? Nuovo materiale?

Daremo le nostre musiche per una scuola di cinema di Firenze, inizieremo le riprese del secondo video, mentre abbiamo gia' cominciato a comporre nuovi brani per il secondo disco. Per quanto riguarda le date dal vivo, oltre ad alcune esibizioni live presso alcune radio, abbiamo in programma un paio di concerti a Firenze e provincia. Ci piacerebbe provare ad uscire dalla nostra citta', per conoscere le reazioni di un pubblico che non ci conosce, o perlomeno, che non ci ha mai visti suonare dal vivo.

Stolen apple