Levia Gravia

Il contributo

Review
Posted on 30/08/2008
Vote: 8/10

Levia Gravia: la levità della poesia e la grevità della vita

Quando mia moglie Rosy ascoltando un disco esclama all’improvviso “Però… ma chi è che canta, questo si che è un bel disco!”, beh allora vuol dire che si tratta di uno di quei dischi che affascinano subito fin dal primo ascolto, la cui musicalità non fa solo risuonare i timpani degli orecchi ma fa vibrare le corde dell’anima e ciò vale in pieno per il disco “Il contributo” di Fabio Raiola e Alfonso De Chiara in arte Levia Gravia.

Il disco, autoprodotto dagli stessi autori, presenta una scaletta di undici brani di buona fattura tra cui alcuni sono davvero degni di lode.

Bello il brano introduttivo “Cinque soldati” con bouzuki e cuatro a sostenerne il ritmo ed un languido sax soprano a riprenderne il tema, non mancano neanche i cori a rendere caldo e solare questo brano che tratta il tema eterno della guerra ma concentrandosi sull’essere prima uomini e poi soldati, destinati a morte certa “Si nutrono di sguardi e d’intenzioni / finché la terra nera non li riconoscerà, / briciole illusioni, / si dimentica e si cammina ancora…”.

L’incedere del pianoforte apre la splendida “Dalla finestra di villa quiete”, il testo è magnifico costruito su assonanze, ripetizioni e arditi accostamenti per chiudersi con la ripetizione insistente dell’emblematico “Ma se la notte sogno da svegliato, / della vita ho già sognato, / e della notte ho già vissuto / e così non dormo più” sottolineato ancora dal suono del sax soprano.

Chitarre acustiche introducono “Niente di veramente blu”, canzone riflessiva e meditativa nel testo “C’è o credi che ci sia ancora un colore complicato, / una tonalità a sorpresa, dimmi, credi che ci sia più. / O non c’è niente di chiaro, niente di serio, niente di veramente blu”, ma piacevolmente luminosa e brillante nel suo incedere musicale che vede anche l’apparire di una chitarra elettrica prima dei versi finali.

Di notevole impatto è la lenta e riflessiva “Troppo tempo” che si apre con il suono affascinate del cuatro che va poi ad intrecciarsi con quella della diamonica e presenta ancora una volta una particolare ricercatezza nei versi “Dormi, cuci il tuo cuscino, / dormi sui tuoi occhi e sul nostro vino / parole non ne ho più. / Non ti svegliare mai”.

E’ancora una volta il pianoforte a condurci per mano nella piacevole e ballabile “Lunedì al sole”, perfetta colonna sonora con suoni di diamonica e sax soprano su tutti, per un film tutto da girare “Guardo le navi partire e ritornare, restando qui: / mi sento giallo camomilla, parallelo all’orizzonte / con la schiuma bianca delle onde…”.

Passionale, dipinta a tinte forti, è l’intrigante “Ferito a morte” un tango-beguine su un amore finito con la presenza di una spettacolare fisarmonica suonata da Pasquale Lancuba e testo ancora ricercato “Ombra, calpesto la tua ombra / a qualche metro di distanza, distante da te. / Costante nel misero suicidio: / più t’inseguo e più t’invidio, ché stai più viva di me”.

Il fischiettare sopra il suono del cuatro apre la successiva “La vittima attraente” piacevole e delicata canzone d’amore, sospesa tra un amore finito per una ragazza tornata in Ungheria ed un altro possibile amore, una prossima vittima attraente “Cammino mosso da uno stress speciale, / ragiono storto, agisco male. / poi seguo lentamente la mia vittima attraente. / Bianco luna sulla pelle: come me assassino non c’è… zac!”.

Lentamente, tra le corde pizzicate di una chitarra acustica, appare la semplice e poetica “Il fiore d’inchiostro”, delicata canzone sulla poesia stessa “Ti regalo un bel fiore d’inchiostro / per tentare l’entrata ad effetto, / si confonde col vino e col tuo maglione rosso, / io vorrei accarezzarti e non posso.”.

Cera bruciata” è un’altra bella canzone d’amore, ancora una volta si tratta però di un amore concluso “Colate di parole da qui a venire. / La scelta tu l’hai fatta ed è partire, / nasconderò gli anelli nella mia giacca di velluto / consumata sopra al cuore dalla verità. / Senza specchio, la mia faccia come sarà…”, dopo la bella presenza dl sax soprano si spegne nell’abbraccio tra chitarra acustica e pianoforte.

Il disco si conclude con “Disamore” canzone spogliata di ogni orpello, ridotta a sola chitarra, contrabbasso e la voce di Alfonso De Chiara che conclude cantando “E sarà una parola, / un nome o la mia città… / Chi mi legge una parola / chi mi ha amato la mia voce/ O magari una canzone / sottovoce”.

Ecco io mi sono innamorato della voce di Alfonso De Chiara, delle canzoni scritte a quattro mani dallo stesso De Chiara e da Fabio Raiola, di questo disco ben suonato ma soprattutto, rifacendomi al disegno in copertina, lieve come una piuma e denso di immagini e riflessioni come un’incudine.

Levia Gravia - Il contributo

Levia Gravia

Il contributo

Cd, 2007, Autoproduzione

Traks:

  • 1) Cinque soldati
  • 2) Dalla finestra di villa quiete
  • 3) Niente di veramente blu
  • 4) Troppo tempo
  • 5) Lunedi’ al sole
  • 6) Ferito a morte
  • 7) La vittima attraente
  • 8) Il fiore d’inchiostro
  • 9) Cera bruciata
  • 10) Disamore

Information taken from the record

Crediti:
Alfonso De Chiara: voce (1,2,3,3,4,5,6,7,8,9,10) pianoforte (2,3,5,9) chitarra classica (2,6) rodhes (3) organo (3) chitarra acustica (4,7) diamonica (4,5)
Fabio Raiola: cuatro (1,4,7) bouzuki (1) chitarra acustica (1,23,5,6,8,9,10) programmazioni (1,4,9) chitarra elettrica (3,7) chitarra classica (5) banjo (9)
Alfonso Deidda: sax soprano (1,2,5,7,9) pianoforte (6) rodhes (7,8) arrangiamento fiati (7) programmazione archi (8)
Giovanni Borriello: oboe (1,2)
Domenico Andria: basso (1,2,3,4,5,7,8,9)
Franco Gregorio: batteria (1,2,3,4,5,6,7,8,9)
Pasquale Lancuba: fisarmonica (6)
Tommaso Scannapieco: contrabbasso (6,10)
Lello Carotenuto: trombone (7)

Composto, arrangiato e prodotto da Fabio Raiola e Alfonso De Chiara

Registrato e mizato tra febbraio e maggio 2007 da Daniele Chiarello – Zork Digital Planet –Buccino
Masterizzato da Fabrizio De Carolis – Reference Mastering – Roma
Grafica e comunicazione web curata da OME Promozioni Culturali – Salerno
Foto di copertina di Gino Lucarelli – Studio Fotografico Virate Seppia - Salerno

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