Recensione giradischi Rega RP1

Pubblicato il 30/07/2015 - Dernière mise à jour: 13/12/2016

Sujet: Riproduzione audio hi-fi

Prova sul campo

Il giradischi oggetto di questa prova è l’entry level del noto costruttore britannico che non ha mai smesso di offrire anche negli anni più bui del vinile, un’ampia gamma di giradischi analogici, bracci e testine di lettura, tutti contraddistinti da un favorevole rapporto prezzo/prestazioni.

Il prezzo di questo Rega RP1, equipaggiato di base con una testina a puntina ellittica Ortofon OM5e o più recentemente con una testina a puntina conica Rega Carbon, si attesta sui 350 Euro (anche qualcosa meno se acquistato online), una cifra tutto sommato abbordabile e alla portata dei potenziali acquirenti.

I giradischi di questa fascia di prezzo e caratteristiche, sono l’ideale per tutti coloro che intendono affacciarsi al vinile per la prima volta, senza spendere cifre esagerate e  pur non essendo particolarmente esperti nell’installazione o nelle regolazioni.

Il Rega RP1 viene venduto pre-assemblato e pre-tarato; una volta tirato fuori dall’imballo sarà sufficiente inserire la cinghia di trascinamento nella puleggia, posizionare il piatto con il suo tappetino ed inserire il contrappeso nel braccio fino al punto di fermo ed oplà, saremo pronti ad ascoltare il nostro primo disco!

Aspetto e connessioni

L’aspetto è alquanto minimale, una “tavoletta” grigia antracite (ma è disponibile anche di colore grigio chiaro, bianco o nella finitura speciale “Union Jack”), che poggia su 3 piedoni in gomma e sul quale sono direttamente fissati il motore AC, la puleggia, il braccio di lettura e l’interruttore di accensione.

Questo giradischi appartiene infatti alla tipologia di piatti definiti a telaio rigido (il gruppo piatto/braccio è solidale con il telaio), in contrapposizione a quelli a telaio flottante (nei quali il gruppo piatto/braccio è sospeso generalmente su molle e svincolato dal telaio).

Quale tipologia scegliere fra le due? Generalmente i piatti a telaio rigido hanno bisogno di minori regolazioni, sono quindi più semplici e per questo sono l’ideale per chi è alle prime armi.  I piatti a telaio flottante hanno invece bisogno di regolare l’altezza e la perfetta messa in bolla del telaietto sospeso su cui sono fissati il gruppo piatto/braccio, oltra alla normale messa in bolla della struttura portante, da fare rigorosamente anche per i telai rigidi.

Il coperchio in plexiglas è fornito in dotazione insieme al giradischi ed il sistema di cerniere è semplificato al massimo, sono di un materiale plastico a deformazione controllata quindi occhio a non sforzarle eccessivamente, pena la rottura e la successiva impossibilità di sostituzione visto che sono rivettate al coperchio.

Il braccio montato è il modello RB-101, il più semplice ed economico della produzione Rega, composto da parti in plastica (tra cui la shell fissata stabilmente sul tubo metallico) e da parti in metallo; l’aspetto nell’insieme appare un po’ modesto ma sembra assemblato con cura e precisione, d’altra parte il costruttore inglese è rinomato anche per la buona qualità dei suoi bracci di lettura, spesso utilizzati anche nelle realizzazioni di altri produttori.

Le regolazioni possibili sono limitate alla variazione manuale del contrappeso e all’anti-skating magnetico tramite un piccolo selettore a scorrimento alla base del braccio; la levetta alza-braccio appare solida e ben fatta e la discesa della testina viene rallentata da un piccolo sistema molla/pistoncino.

Questo giradischi è completamente manuale, nel senso che non c’è alcun automatismo che permetta il cambio di velocità da 33 a 45 giri, così come manca qualunque sistema automatico alza braccio o di ritorno a fine disco.

Il cavo di segnale non è sfilabile, appare di qualità economica e risulta terminato con degli spinotti RCA anch’essi di fattura economica; non è previsto un cavo di messa a terra, in quanto il costruttore ha già messo a terra il braccio mediante una striscia di contatto fra il polo negativo di uno dei canali audio ed il tubo del braccio stesso. Occorre evidenziare che questo sistema di messa a terra non è compatibile con tutti i tipi di testina (ad es. le Grado tendono a generare in queste condizioni un marcato “hum”, cioè rumore di fondo), quindi tenetene conto in caso di sostituzione della testina.

Concludendo, nell’insieme il Rega Rp1, pur non tradendo la sua natura economica, si presenta come un giradischi “vero”, senza fronzoli e costruito in maniera adeguata al prezzo di vendita.

Ascolto

Il Rega RP1 è stato inserito nel mio impianto principale, composto da amplificatore integrato Audio Analogue Puccini 70 Rev.1 (dotato di ingresso phono MM/MC), diffusori ProAc Tablette Reference 8, Lettore CD CEC 3300 con cavo di segnale Mit Terminator III e cavi di potenza Mit Terminator III in bi-wiring.

Come prima cosa ho sistemato il giradischi il più possibile distante dai (piccoli) woofers dei diffusori per scongiurare eventuali rimbombi o ritorni acustici ed infine ho verificato che il piatto fosse perfettamente in bolla e che la testina pre-montata in fabbrica fosse allineata correttamente, cosa confermata utilizzando la piccola dima di cartone presente nella scatola del giradischi insieme al foglio di istruzioni di installazione.

Il primo disco ascoltato con la testine Ortofon OM5e, è l’album “1984” dei Van Halen, incisione originale dell’epoca (il disco con il tormentone Jump per intenderci); ho scelto questo LP perché essendo il più rovinato che possiedo, lo uso apposta come disco test per le regolazioni.

Appena iniziato l’ascolto ho ritrovato quel tipo di suono “analogico” che mi ricordavo dai tempi in cui ancora possedevo un giradischi (fino al 2012), timbrica e registrazione tipica dei primi anni 80 (cioè non male e non ancora eccessivamente enfatizzata/equalizzata), buon senso del ritmo, i piatti e le spazzole della batteria bene in evidenza, buone voci anche se forse un po’ nasali, buona la timbrica generale con ovviamente un leggero roll-off sull’estremo superiore (il disco è stato riprodotto tante volte) e suono un po’ leggero sull’estremo inferiore, ma in questo caso penso anche a causa dei diffusori (non ho mai sentito prima d’ora un giradischi con diffusori mini monitor come i miei attuali).

Il primo impatto è stato positivo (accentando ovviamente i rumori tra le tracce e qualche scricchiolio ogni tanto), per chi come me sapeva esattamente cosa aspettarsi, ma non nego che per chi fosse abituato all’ascolto in formato digitale (CD/Lossless), questo primo ascolto avrebbe potuto essere alquanto deludente.

Il livello di uscita di questa testina è abbastanza alto e non c’è quindi bisogno di alzare molto il volume per raggiungere elevate pressioni di ascolto; stavo per passare all’ascolto di altri dischi, questa volta in perfetto stato, per iniziare la vera e propria prova di ascolto quando mi accorgo di una cosa…il cantilever della testina si flette molto durante la lettura dei solchi e la parte inferiore in plastica del gruppo testina rimane troppo pericolosamente vicina alla superficie del disco, tanto che con questo LP, probabilmente particolarmente ondulato, ogni tanto c’è contatto tra i due (superficie disco/parte inferiore della testina) con conseguente rumore udibile durante la riproduzione!

Fermi tutti, ricerca veloce su Internet e conferma della cosa, con dischi particolarmente ondulati quella testina con il peso di appoggio a 1,5 gr. (consigliato e preimpostato di fabbrica), può toccare la superficie del disco! Sarà un caso, ma la Rega ha smesso di equipaggiare il RP1 in configurazione base con la Ortofon OM5e in favore di una testina Rega Carbon, anche se a puntina conica anziché ellittica; generalizzando una puntina ellittica dovrebbe seguire con maggior accuratezza i tormentati solchi del disco in vinile rispetto ad un’equivalente puntina conica.

Cosa fare? Nuova ricerca su Internet per una testina ugualmente economica e bensuonante compatibile praticamente con tutto, et voilà Audio Technica AT95E. Questa è una testina con puntina ellittica, sul mercato da molti anni, la si può trovare preinstallata in molti giradischi di fascia entry level ed è contraddistinta da un ottimo rapporto prezzo/prestazioni.  L’AT95E ha infatti una buona timbrica ed è ben bilanciata su tutto lo spettro audio, anche se non è particolarmente raffinata (giustamente, visto il pezzo); questa testina ha un livello di uscita leggermente inferiore alla Ortofon di primo equipaggiamento, per cui occorre aumentare leggermente di più il volume sull’amplificatore per raggiungere gli stessi livelli di pressione sonora della prima.

Lo smontaggio della testina esistente ed il montaggio della nuova, pur non essendo particolarmente difficili, è meglio che vengano fatti dal negozio che ci ha venduto il giradischi o da un amico più esperto di noi, dato che servono gli strumenti giusti e una buona manualità e precisione onde evitare danni.

Una volta montata la Audio Technica, mi sono dovuto procurare delle dime per giradischi Rega per allineare perfettamente la nuova testina, dato che la dima fornita in dotazione con il Rp1 è idonea solo per la testina di primo equipaggiamento.

Regolato il tutto, testato con il solito LP dei Van Halen e finalmente via con il rodaggio della nuova testina ascoltando alcuni miei dischi di riferimento!

Ho cercato di usare LP relativamente recenti, di genere diverso e in alcuni casi anche disponibili su CD originali, per cogliere le eventuali differenze fra i supporti: Ziggy Marley – Fly Rasta LP/CD (2014), Cassandra Wilson – Traveling Miles – Doppio LP/CD (1999), U2 – Songs of innocence – Doppio LP (2014) e Fabrizio De Andrè – Mi innamoravo di tutto – Il concerto 1997/98 – Triplo LP (2012).

Vediamo ora le mie impressioni, occorre però tenere sempre conto che andrò a fare una prova di ascolto con un impianto assolutamente “decoroso ma entry level” e con un giradischi ed un testina marcatamente economici, non dimentichiamocelo.

Innanzitutto la testina Audio Technica suona diversamente dalla Ortofon, la prima infatti ha un suono più vivo, energico e moderno, mentre la seconda ha un suono più “old style”, leggermente ovattato e che emoziona meno, pur presentando una buona timbrica generale (non per niente mi ha acceso immediatamente i ricordi dei miei vecchi ascolti su vinile). Questo è normale, infatti ogni marca di testine e poi ogni singola serie di queste, ha una sua propria impronta sonica, ben riconoscibile e per questo può risultare difficile per chi non ha molta esperienza, trovare la testina che incontra esattamente i propri gusti.

Generalizzando un po’, negli ultimi anni le nuove linee di testine fonorivelatrici sono state spesso progettate per ottenere una riproduzione musicale che se avvicini il più possibile vicino a quella del CD, come anche i vinili vengono attualmente incisi in modo da ottenere una resa musicale analoga, perché è così che il potenziale acquirente in fondo se li aspetta e li vuole e anche perché le innovazioni nelle tecniche di registrazione, hanno permesso di ottenere dei master di qualità altissima e conseguentemente delle stampe su CD e delle incisioni su vinile di qualità molto superiore al passato.

Ovviamente, per sfruttare questo in incremento di dinamica, dettaglio, spazialità, ricostruzione della scena, eccetera, i costruttori di testine hanno riprogettato molti dei loro prodotti, anche se rimangono delle eccezioni, penso ad es. alla mitica Denon DL103 MC che è una testina in commercio praticamente sempre identica alla lontana progenitrice quasi dalla notte dei tempi!

Cosa comporta tutto ciò? Comporta che ad oggi, i giradischi moderni (come anche l’entry level Rega RP1 o tanti altri), equipaggiati con testine “moderne”, riproducano i dischi nuovi attuali, in modo molto simile al CD (in senso buono), pur mantenendo una timbrica complessiva prettamente da “analogico” oltre agli inevitabili “difetti” di quest’ultimo, ovviamente ;-)

Se quindi si è alla ricerca del suono marcatamente della vecchia scuola, spesso non basta acquistare un qualsiasi giradischi, ma occorre sceglierne attentamente la tipologia (telaio rigido/flottante), così come il gruppo braccio/testina; ecco perché così tanti acquirenti si rivolgono anche a giradischi vintage 70/80/90 quali, Thorens, Linn, Systemdek, Garrard, Dual e tanti altri.

Tornando agli ascolti, solo il vecchio disco degli anni ’80 suona come mi ricordavo suonasse un disco in vinile, le registrazioni più recenti sono sempre più spesso molto simili come resa audio, al corrispettivo CD; a volte sembra migliore il primo, a volte il secondo e a volte quasi si equivalgono, fermo restando ovviamente i noti difetti del disco nero, cioè quegli sporadici rumorini e clic che si percepiscono soprattutto all’inizio, tra le tracce e alla fine della riproduzione.

Se l’album è semi nuovo (cioè non si è ancora usurato), non si sente neanche quel leggero roll-off tipico del vinile “d’antan” restando comunque ben percepibile quella timbrica e quella sonorità particolari che spesso definiamo da “analogico”.

Nel mio caso specifico, Ziggy Marley l’ho preferito su vinile, a pari volumi di ascolto, il vinile sembra suonare a mio parere più vivace e apparentemente più coinvolgente del CD; con Cassandra Wilson la differenza fra i due formati si fa più lieve. Il vinile sembra proporre una riproduzione particolarmente vibrante e al contempo intimistica con un timbro molto naturale degli strumenti e della voce, mentre il compact disc sembra avere una dinamica ancora più marcata, una migliore profondità della scena e una migliore localizzazione degli strumenti, un bel confronto comunque in cui mi diventa difficile trovare un netto vincitore.

Gli album degli U2 e di Fabrizio De André, non li ho potuti confrontare direttamente con le versioni CD o Lossless e quindi le mie impressioni di ascolto, sono per forza di cose parziali.

La versione in vinile su due dischi del primo Album, ha la peculiarità di riportare nella facciata B del secondo disco, un brano in versione Mix a 45 giri, cosa che mi ha permesso di provare il Rega RP1 anche a questa velocità, basta infatti alzare il piatto e posizionare delicatamente con le dita la cinghia sul secondo incavo della puleggia.

Questo LP, con il tipico sound degli U2, si sente bene anche se forse assomiglia di più ad un moderno CD che ad un compassato disco in vinile (almeno per come mi ricordavo io questi supporti ;-)

Anche il secondo album si sente molto bene (e molto forte), la timbrica è molto buona e la voce del Faber è calda e profonda, così come appaiono ben presenti e percepibili tutti gli strumenti, veramente un bell’ascoltare.

L’unico appunto che mi sento di fare, un po’ ad entrambi gli album, è che sembrano un po’ “pompati”, segno forse di una compressione dinamica uguale a quella del corrispettivo CD o visto il genere degli U2, di  una registrazione non propriamente “audiophile”; mentre per De André, potrebbe essere il segno di un recente (ulteriore) processo di rimasterizzazione del materiale originario di quasi venti anni fa.

 

Considerazioni finali

Pro: costruzione semplice ma curata, ottimo rapporto prezzo/prestazioni, affidabile, semplice da installare, regolare e manutenere; una buona base di partenza per (ri)entrare nel mondo del vinile, aperta pure a possibili ulteriori upgrade (testina, cinghia, ecc.), facilmente rivendibile.

Contro: completamente manuale, per chi è abituato agli automatismi potrebbe essere un problema non da poco, poche possibilità di regolazione, testina di primo equipaggiamento economica, cavo di segnale non sfilabile e di fattura economica, cerniere coperchio delicate.

Consigliato: a chiunque voglia riascoltare i propri vecchi LP e/o voglia acquistarne di nuovi e non disponga (più) di un giradischi, e voglia spendere relativamente poco acquistando però un giradischi che seppur economico è “degno” di questo nome.

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Photographie Ivano Russo
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