Francesco Guccini - Metropolis

Testo del brano "Black-out"

Cd , 1981 , EMI
La luce è andata ancora via, ma la stufa è accesa e così sia, a casa mia tu dormirai, ma quali sogni sognerai con questa luna che spaccherà in due le mie risate e le ombre tue, i miei cavalli ed i miei fanti, il tuo Hesse sordo ed i tuoi canti, tutti i ghiaccioli appesi ai fili, tutti i miei giochi e i tuoi monili, i campanili, i pazzi, i santi e l'allegria. E non andrà il televisore, cosa faremo in queste ore? Rumore attorno non si sente, gochiamo a immaginar la gente, corriamo a fare gli incubi indiscreti, curiosi d' ozi e di segreti, di quei pensieri quotidiani che a notte il sonno fa lontani o che nel sogno sopra a un viso diventan urlo od un sorriso, il paradiso, inferno, mani, l'odio e amore. Avessi sette vite a mano in ogni casa entrerei piano e mi farei fratello o amante, marito, figlio, re o brigante o mendicante o giocatore, poeta, fabbro, Papa, agricoltore. Ma ho questa vita e il mio destino, e ora cavalco l'appennino e grido al buio più profondo la voglia che ho di stare al mondo: in fondo è proprio un gran bel gioco a far l'amore tanto e non bere poco. E questo buio, che sollievo, ci dona un altro medioevo, io levo dall'oscurità tutta la nostra civiltà, velocità di macchine a motore, follia di folla e di rumore e metto ritmi più lontani, di bestie, legni, suoni umani, odore d'olio e di candele, fruscìo di canapi e di vele, il miele, il latte, i pani e il vino vero. Ma chissà poi se erano quelli davvero tempi tanto belli o caroselli che giriamo per l'incertezza che culliamo in questa giostra di figure e suoni, di luci e schermi da illusioni, di baracconi in bene o in male, di eterne fughe dal reale che basta un po' d'oscurità per darci la serenità, semplicità, sapore, sale e ritornelli. Non voglio tante vite a mano, mi basta questa che viviamo, comuni giorni intensi o pigri, gli specchi ambigui dei miei libri, le tigri della fantasia, tristezza ed ottimismo ed ironia. Ma quante chiacchiere stavolta, che confusione a ruota sciolta, lo so che è un pezzo che parliamo, ma è tanto bello, non dormiamo, beviamo ancora un po' di vino, che tanto tra due sorsi è già mattino. Su sveglia e guardati d'attorno, sta già arrivando il nuovo giorno, lo storno e il merlo son già in giro, non vorrai fare come il ghiro... Non c'è black-out e tutto è ormai finito e il vecchio frigo è ripartito, con i suoi toni rochi e tristi scatarra versi futuristi... Lo so siam svegli ormai da allora, ma qualche cosa manca ancora... finiamo in gloria amore mio che dopo, a giorno fatto, dormo anch'io...

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