N.A.M.B.

BMAN.

Recensione
Pubblicato il 20/01/2011
Voto: 8/10

Alla faccia di quelli che odiano le etichette e i raffronti musicali, diciamo subito che il nuovo lavoro della band torinese appare come una nube cosmica, crogiolo di diversi elementi in fusione. Dal David Bowie berlinese ai Spaceman 3, dai Mansun (meteora di luce pura a cavallo dell’indie targato ’90) ai Filter per citare la storia recente, passando per il krautrock, lo space rock e la psichedelia sino a toccare gli indimenticabili Faith No More.

Li avevamo lasciati con il precedente disco omonimo targato 2005, cantato in italiano e con sonorità più dilatate e in gran parte legate al dream pop, li ritroviamo nel 2009 con un disco cantato quasi totalmente in inglese, più eterogeneo, più complesso, ma allo stesso tempo curato nei dettagli. Forse la lunghezza del disco (ben 18 canzoni) lo configura come un monolite difficile da essere approcciato, ma la sfida (visti i tempi di completa omologazione in tutti i settori) merita di essere affrontata … Il “robottino” BMAN inizia il suo viaggio in un mondo alieno e onirico, restituendoci click fotografici dal suo obiettivo.

Giochi o non giochi?

La sfida al mercato inizia già dalla scelta di impostare un lavoro di oltre 70 minuti, da far digerire piano piano, rischio il rigetto immediato … Ma forse la struttura, così volutamente “fuori misura”, del disco può essere letta come la chiave di volta di tutto il processo creativo che ci sta dietro.

La canzone stessa viene destrutturata dalla sua forma classica, restituendo compattezza e amalgama all’intero lavoro. Un risultato naturale che equilibra l’estrema poliedricità del suono, figlio della mescolanza di vari imprinting stilistici ripercorsi per tutta la registrazione. L’energia vitale schizza sino a ritmi dance-rock, tra venature dark e meandri più o meno soffusi, creando un effetto continuo tanto apparentemente casuale, quanto curato e studiato nel particolare. Il rischio sarebbe quello di mettere troppa carne al fuoco dando vita ad un “minestrone sonoro” barocco e inconcludente ( come alcuni pensano), ma dal momento che quando ci si diverte si coglie l’emozione e non la trama, e quando si presta attenzione si rallenta e si coglie il dettaglio, alla fine l’equilibrio è trovato.

L’uso dei testi diventa dirompente e simbolico, un approccio fatto di brevi slogan e spot derivati … Un tentativo evidente di usare l’inglese come un proiettile dinamico e pungente per sfondare ogni resistenza. “ I hate my telephone, cause it’s ringing … I hate my telephone when you’ re talking … I hate my telephone when you’re calling me…” Inutile porsi troppe domande! Ancora in Tv invasion si mischiano caricatura e sarcasmo senza trasformarsi in invettiva: “… just a little complication, just one point of view, just a little implication, that is all you see, just a little conspiration, just same point of view, just a little inspiration, is that all you need? LIVE IN LIKE A TV INVASION - JUST A WALL - YOU WILL NEVER KNOW - just they’ll put you down for love for hype, you’ll come to feel so happy in tv hive, just to be their black oil wishing well gonna make you fall in, after boiling, better kick it ,better fuck it - Are you wasting away? …”

Il suono a volte pare citare in maniera didascalica esperienze già immortalate, altre volte pare sconfinare nel kitch più dogmatico. Tutto questo porta l’ascoltatore vicino ad un baratro, ad uno stato d’incoscienza, da cui però viene ritratto repentinamente al solo scopo di creare panico e smarrimento! Una lezione di industrial ( o post – industrial se preferite) che recepisce in toto la sua accezione più sperimentale. Questa volta (vista la mia precedente analisi) mi risulta difficile parlare delle singole canzoni. Mi rimane invece più spontanea la seguente riflessione: pezzi energizzanti e claustrofobici come Running, pezzi enfatizzati come Work it out o pezzi diradati e dissolti come Blue sky danno all’album una predisposizione cinematografica.

Sentire e risentire il tutto non solo risulta utile, ma in questo caso fondamentale come capita per lo più ai grandi dischi. Emerge così, in tutta la sua forza, la finezza e la pazienza della band che riesce a dare all’intera produzione immediatezza e slancio all’interno di una consapevole diligenza di metodo. Insomma correre sì, ma con il freno a mano tirato … Saggezza!!!

Sfida vinta?! Fate voi e vi restituiamo la giostra … Giochi o non giochi?

N.A.M.B. - BMAN.

N.A.M.B.

BMAN.

Cd, 2009
Genere: Rock , Psichedelica , Psichedelica

Brani:

  • 1) T.C.3
  • 2) Radiorace
  • 3) Tv invasion
  • 4) Musichetta in pausa sigaretta
  • 5) Champagne
  • 6) Supernatural looser (parte 1)
  • 7) Running
  • 8) L.O.N.
  • 9) Bye bye sides
  • 10) Work it out
  • 11) Serrato
  • 12) Fwr
  • 13) Primula
  • 14) Hate my telephone
  • 15) Into the mud
  • 16) Supernaturalooser (parte 2)
  • 17) F.a.r. (fools are right)
  • 18) Blue sky

Informazioni tratte dal disco

Data di pubblicazione: 12 ottobre 2009.
Label: Momotreme

Distribuzione: Cargo (Europe)

Davide Tomat: voci/chitarra/synth/farfisa/programming/toys/carillon/batteria
Gabriele Ottino: cori/chitarra/synth/farfisa/toys/programming/basso/batteria
Silvio Franco: basso/doppio basso/chitarra/synth/piano/programming
Davide Compagnoni: batteria/programmino/loop station

Musicisti di supporto:

Luca Cognetti: chitarra elettrica
Cristian Coccia: chitarra
Andrea Ghio: percussioni

Il miglior prezzo:

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