Stefano Barotti

Pensieri Verticali

Recensione
Pubblicato il 04/04/2015
Voto: 7.2/10

Il solo ascoltare certe melodie declinate attraverso un campionario di arrangiamenti decisamente vario, non ci da il senso dello spessore reale di questo cantautore in tutta la sua interezza. Non che il disco sia brutto, tutt’altro. La sua è una vocazione cantautorale nel senso più classico del termine, ma con una spiccata ascendenza pop nella sua accezione più nobile. Stefano Barotti massese, classe 1972 ha un fare giovane e una saggezza d’altri tempi, istrionico generatore di storie che vanno dall’emozione privata alle piccole denunce di una società contraddittoria, confezionando fumettistiche metafore solo apparentemente dal gusto frivolo. Il suo è un sottile lavoro fatto di ballate impeccabili e arrangiamenti che spaziano dal blues, al folk e al jazz con una metrica talvolta rotonda e accattivante, talvolta veloce e asimmetrica. Una carrellata di piccoli ritratti da far invidia ai cantautori più evocativi del sogno americano.

Dopo otto anni di silenzio ecco una nuova puntata per uno di quei personaggi che sanno anche avvedutamente decantare. E’ così che un lavoro nel complesso minimalista si arricchisce, di volta in volta, di diversi gradi di colorazione arrivando a ispirare quella concretezza già declamata nel titolo dell’album: “Pensieri verticali”. Pare quasi di essere di fronte a una celebrazione del famoso “aforisma calcistico” del Professor Scoglio: “Io non faccio poesia, verticalizzo”, intendendo con ciò il suo innato fiuto tattico unito a una spiccata personalità concreta e utilitaristica. Nel calcio verticalizzare rappresenta quella mentalità di squadra per cui l’essenza del gioco si riduce nel ribaltare l’azione in modo veloce ed efficace utilizzando il minor numero di passaggi possibile. Puntare la porta senza vie traverse, l’istinto di ogni giocatore, passando o portando palla, deve essere quello di andare dritti verso il goal. Qui Barotti con il suo verticalizzare intende forse andare oltre sia in senso spaziale, sia temporale. Un invito a curiosare, a non gigioneggiare e a non fermarsi alla sola apparenza. Dalla sua poi giocano le collaborazioni di figure storiche e di peso come Jono Manson e Paolo Bonfanti, sintesi perfetta di tradizione italiana e americana. Molto significative, in questo lungo excursus, tutte le varianti dell’amore che Barotti riesce a descriverci con sottile poesia all’interno di più brani del disco, arrivando con Ogni cento parole a compiere un vero e proprio miracolo di metrica. Vorrei essere è un altro brano sornione dall’incedere “caposseliano” davvero solare e piacevole. Ma alla fine L’uomo amardillo con la sua sapida striscia da giornalino, L’arcobaleno rubato forse il pezzo più alla Nick Drake dell’intero lavoro e Sulla pietra del pane … la traccia dal respiro californiano, rappresentano sinteticamente il cuore di Barotti.  D’altronde Neo Rocco diceva: “Datemi un portiere che para, un centravanti che segna, ed ho già metà squadra". Con Stefano allo stesso modo è indubbio si possa affermare che quando si ha la voce e le belle canzoni si ha già mezzo disco fatto.  Quello che ci rimane dentro è la consapevolezza di aver ascoltato una voce dalla timbrica particolare e una chitarra che a volte accompagna, a volte invece è accompagnata da un modo di dire le cose che non è da tutti.

 

La ragazza (2014)
Stefano Barotti - Pensieri Verticali

Stefano Barotti

Pensieri Verticali

Cd, 2014, OrangeHome Records Orange
Genere: Cantautorale

Brani:

  • 1) L’uomo armadillo
  • 2) Blues del cuoco
  • 3) La Ragazza
  • 4) Vorrei essere
  • 5) Povero è l’amore
  • 6) Giudizio non ho
  • 7) Rose di ottobre
  • 8) A cena con Drake
  • 9) Nerone
  • 10) Ogni cento parole
  • 11) L’arcobaleno rubato
  • 12) Cuore danzante / Sulla pietra del pane sfidando il drago con la spada di San Giorgio
  • 13) Girasole

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