Licia Missori: Entrevista del 18/06/2015

Publicado el: 18/06/2015


Abbiamo intervistato Licia Missori, compositrice e pianista, subito dopo l'uscita del suo quarto album "Neverland", un lavoro estremamente interessante!

In che arco temporale hai composto i brani di "Neverland"?

Ho composto quasi tutti i brani tra il 2009 e il 2011, in un periodo di rinascita personale, tra i più felici della mia vita.

Il disco è molto breve come durata, è stata una scelta per mantenere "compatto" il lavoro, oppure hai inserito i brani che avevi pronti al momento?

È stata una scelta radicale: ho lavorato a lungo per eliminare tutto il superfluo, per andare dritta all’essenziale. Ho sacrificato molte tracce fino a raggiungere l’obiettivo... e per la prima volta sono felice di un mio lavoro.

Come collochi il tuo genere a cavallo tra musica classica contemporanea e un'orecchiabilità pop?

È un prodotto dei linguaggi che ho assimilato fin dall’infanzia, ovvero il linguaggio della musica classica e quello della musica pop e rock internazionale. Ma amo andare sempre oltre.

Con quale umore si esprime al meglio la tua creatività? Il desiderio di mettersi a comporre si verifica di più quando sei triste, allegra, o si tratta di "applicazione" e quindi il risultato di un processo di sacrificio e dedizione?

Come raccontano in molti, la creatività arriva all’improvviso quando sento l’urgenza di creare. È al tempo stesso un’autoterapia – mi permette di esprimere il mio inconscio, con cui altrimenti non potrei entrare in contatto – e una ricerca estetica, poiché la musica creata si “stacca” dal suo compositore e diventa un oggetto a sé. La lavorazione di questo oggetto poi può durare qualche ora oppure giorni, settimane, mesi.

Mi è piaciuta molto l'atmosfera immaginifica e contemplativa che esprime il tuo lavoro. Quando componi "visualizzi" mentalmente qualcosa?

Sì, mi capita spesso, per esempio la “Suite della Coccinella” per me rappresenta le cinque fasi della giornata (risveglio, mattino, pomeriggio, sera, sonno) e molti altri brani dell’album - come si intuisce già dai titoli (“Danza delle fatine dei ghiacci”, “Foglie rosse nel vento”, “Antartide”) - sono legati ad un immaginario visivo. “Il pozzo e il pendolo” ha invece un’ispirazione narrativa: l’omonimo racconto del terrore di Edgar Allan Poe.

Bello il video di "Autunno", ambientato nel verde, in cui le tue dita scorrono anche sulla terra, come per suonare su un pianoforte immaginario e sorseggi assenzio. Di chi è stata l'idea?

L’idea è stata mia, e la regista Paola Rotasso è riuscita ad entrare perfettamente in empatia con il senso del brano e a rappresentarlo in un modo che io trovo straordinario.

Trovo che le immagini della natura ben si sposino con la tua musica. Infatti ho notato che anche in altri video è presente questo tipo di ambientazione naturalistica e "pura".

Esatto. L’intero disco si può leggere come una sorta di concept album sul “ritorno a se stessi”, alle sensazioni primordiali, alla fantasia e alla meraviglia che spesso tendiamo a mettere da parte nella vita adulta.

Nel libretto interno c'è una dedica a Vieri Candelise, "un amico surreale".
Ce ne vuoi parlare, oppure si tratta di un piccolo segreto che non vuoi svelare?

È la persona che mi ha fatto scoprire di poter vivere la mia fantasia nella realtà.

Quanto è importante la bellezza formale nelle tue composizioni?

Molto, se per “bellezza formale” intendiamo una mia personale meta espressiva e non qualcosa che risponda a criteri stabiliti da altri. Negli anni sono diventata molto severa con le mie creazioni e scarto tutto ciò che non ritengo all’altezza delle mie aspettative.

Ho notato che il cd è molto ben registrato, con l'impianto hi-fi, c'è un'ottima sensazione di presenza del pianoforte.

Il cd è stato realizzato ai Forward Studios con la supervisione della rivista Suono, in particolare nella persona di Paolo Perilli, giornalista musicale ed esperto di hi-fi. Ho avuto la fortuna di poter contare su ottimi mezzi tecnici.

Dal tuo punto di vista, quale evoluzione hai avuto in questo quarto album, rispetto ai precedenti?

Questo per me è il mio primo lavoro importante. Non rinnego i precedenti (soprattutto “Amore & Morte”, del 2009) ma sento che c’è stata una maturazione sotto tutti gli aspetti: ho sviluppato uno stile più personale, ho avuto a disposizione mezzi tecnici superiori, e infine sono progredita anche dal punto di vista esecutivo grazie al lavoro di perfezionamento dei brani fatto col grande maestro Alessandro Stella.

Quanto impegno richiede lo studio serio della musica? Cosa ti dà e cosa ti toglie?

Richiede molta pazienza e molto amore. Dà soddisfazione, senso alla propria vita, possibilità di esprimersi. Se fatto con lo spirito giusto, non credo tolga qualcosa.

Guardando alcuni tuoi video su YouTube, ho visto che a livello di cover spazi molto, da Gianna Nannini, ai Muse, passando per gli Evanescence e i Cure.
Quali sono i tuoi gruppi preferiti?

Amo la buona musica di qualunque genere, tra gli artisti che stimo di più in assoluto ci sono Beatles, David Bowie, The Cure, Depeche Mode ma obiettivamente ce ne sono così tanti che è impossibile dare una risposta compiuta. Nel pop contemporaneo adoro l’ultimo EP acustico di Emma Hewitt, “Starting fires”. Musica semplice e bellissima.

Immagino che avrai anche un ampio background culturale per quanto riguarda la musica classica. Quali sono i compositori che prediligi?

Chopin, Beethoven, Mendelssohn, Rossini, Schumann (sia Robert che Clara Wieck), Brahms, Tchaikovsky, Grieg, Rachmaninov, Janáček, Saint-Saëns, Fauré, Webern.

Oltre al pianoforte, con quali altri strumenti ti sei cimentata? Quali apprezzi maggiormente come suono e come piacere nel suonarli?

Nel disco ho suonato la Sansula, uno strumento incredibile che vi invito a scoprire. Ma a parte questo, purtroppo non sono polistrumentista. Mi sarebbe piaciuto molto esserlo, e in particolare avrei voluto suonare la batteria!
Amo molto il basso e il violoncello.

Hai fatto moltissime cose tra collaborazioni, tour e partecipazioni a progetti. Quali ti hanno dato maggiori soddisfazioni?

Gli ultimi cinque anni sono stati intensissimi. Tra le esperienze più belle, i tour fatti all’estero con The Dogma, Belladonna, Spiral69, The Divinos, le attività con i miei amati progetti Neverflowers e The Dark Side of Venus, e lo spettacolo teatrale “Omaggio a Troisi” al quale partecipo da quest’anno, nel quale ho l’onore di condividere il palco con il grandissimo Giancarlo Giannini.

Ho visto che dal 2012 fai parte del trio musicale tutto femminile Neverflowers. Bella l'idea di un trio con piano, violoncello e voce. Come sta andando questa esperienza?

È un’esperienza artisticamente splendida che finora ha raccolto molti consensi ed entusiasmo. Speriamo di riuscire a farci conoscere da un pubblico più ampio.

Per le parole utilizzi maggiormente l'idioma inglese. Come mai? Hai considerato il fatto che in Italia pochi artisti sono riusciti a sfondare con una lingua straniera? Tuttalpiù alcuni grandi nomi che cantano in italiano hanno fatto delle versioni in lingua straniera per l'estero...

Probabilmente perché fin dall’infanzia mi sono appassionata alla musica inglese, o comunque di respiro internazionale, e ho interiorizzato l’inglese come linguaggio musicale. In compenso ho usato l’italiano per scrivere il mio libro di poesie, “Dolce notte tossica”.

Con la diversificazione dei modi di usufruire la musica è più complicato vivere contando solo su essa? Oppure la crisi del prodotto disco è compensata dalla possibilità di utilizzare internet per farsi conoscere?

È obiettivamente molto, molto complicato. Internet ormai è diventato troppo affollato per potersi far ascoltare da un discreto numero di persone semplicemente condividendo la propria musica. Fino a qualche anno fa era molto meno difficile.

Il tuo è un genere non propriamente "di massa" anche se alcuni artisti come Ludovico Einaudi (penso al successo di "Le onde"), oppure lo strano caso di Giovanni Allevi (prima osannato e poi fortemente polemizzato) hanno fatto molto parlare di se. Cosa ne pensi?

Penso che sia in gran parte una questione di marketing e anche (di conseguenza) di educazione. Il pubblico avrebbe le capacità per comprendere e apprezzare musica ben diversa da quella che propongono le principali emittenti radiofoniche o televisive. Ma a qualcuno fa comodo mantenere molto prevedibile il livello della proposta musicale. Molte persone ormai sono abituate ad apprezzare qualcosa solo se viene trasmesso dalla radio o dalla tv. Radio e tv, a loro volta, trasmettono cose di cui già possono prevedere il successo. Cose che suoneranno già familiari agli ascoltatori.

Cosa hai in serbo per l'immediato futuro?

Sicuramente dei concerti solisti per promuovere il mio disco Neverland.
Inciderò un album col mio progetto rock The Dark Side of Venus, e in autunno tornerò in teatro con Giancarlo Giannini.

Hai qualcosa ancora da aggiungere? A noi non rimane che ringraziarti del tempo che ci hai dedicato

Ringrazio voi di avermi dedicato questo spazio, e invito i lettori a seguirmi sulla mia pagina Facebook o sul mio sito www.liciamissori.it per restare in contatto con me! Grazie.

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