Rhapsodija Trio

Di Visioni Musicali

Revisión
Publicado el 18/12/2025

Dopo "Un Mondo, A Pezzi" del 2019 il gruppo Rhapsodija Trio ha dovuto attraversare un periodo difficile e incerto, a causa della malattia che ha purtroppo colpito lo strepitoso violinista e fondatore Maurizio Dehò costringendolo ad abbandonare la musica. E’ stato sostituito da Adalberto Ferrari (clarinetti e flauti) e la direzione sonora è un po’ mutata prendendo strade differenti seppur sempre originate dalla klezmer music qui rappresentata da significativi brani quali “Viazoy” o la celebre e tragica “Papirosn” che termina nel tema bosniaco “Mujo Kuje”. Oppure da “Der Gasn Nigun” e “Firn Di Mekhutonim Aheym” entrambe melodie di strada con cui i klezmorim accompagnavano a casa gli ospiti dopo matrimoni o festività. Non dimentichiamo infine “Mazel Tov” che significa “Buona Fortuna” e di questa ne auguriamo di cuore a "Di Visioni Musicali"(Sensible Records, Edizioni Ishtar, 2025) che rappresenta una specie di nuovo inizio e non potrebbe che essere così, visto che i tempi sono assai cambiati dal 1993, così come i componenti di quel gruppo iniziale (collegato a Moni Ovadia) di cui non è rimasto nessuno. Il membro più longevo oggi diventa quindi il chitarrista (e poeta) Luigi Maione, arrivato nel 1998 in un gruppo dove “divisioni musicali” non ne sono mai esistite, tantomeno tra est e ovest. Molte righe di libri raccontano che ci fu un tempo in cui non essendoci cartine per viaggiare, per sapere dove ti trovavi, invece che chiedere, bastava ascoltare le canzoni, tanto la musica aveva lineamenti geografici. Alla musica si è sempre chiesto di contattare misteriosi antenati, a lei ci si rivolge quando si è alla ricerca di segreti e consigli, sull'onda di mormorii immateriali percepiti o più sovente immaginati. Anche attraverso i suoni l’uomo sente il bisogno di dare voce a parole lontane o sparite poiché niente di quello che si ascolta oggi nelle strade pare essere oramai più davvero realmente "popolare". Anche i muri sembrano aver perso memoria con lo scorrere dei decenni, come è accaduto per le persone e le voci che in vita li attraversarono o rasentarono. Ovunque viene trasmesso il medesimo insulso varietà televisivo. In Irlanda, tranne che nei pub, non si sente che brutta musica americana, in Italia nella pianura padana o nel più profondo meridione in superficie, si conosce la medesima cosa. Ma evidentemente a tanta gente non basta credere solamente in ciò che vede con gli occhi e sente imperioso il bisogno di pellegrinaggi musicali almeno alla ricerca di frammenti, se non proprio di sicurezze. Tra loro anche il Rhapsodija Trio che in questo disco mescola ancor più le carte rispetto al passato, insinuando svariate riminiscenze sonore, d’altronde ognuno possiede il proprio folklore segreto, un luogo dove tiene per mano una nota dolce o aspra, una qualche melodia che dalla sua spina dorsale riemerge, fosse anche uscita da una vocina infantile proveniente dallo Zecchino D’Oro del 1969 (“Volevo Un Gatto Nero”). Ma nei posti immuni alle geo-localizzazioni, pietre e spiriti si incontrano sempre, all’interno dell'eco montuoso del silenzio, trascendendo confini tracciati al di fuori del mondo smaterializzato e virtuale che ha isolato le persone separandole dalle loro colorate piazze. Da tempi immemori l’uomo ascolta suoni, già forse dal tempo in cui la terra era ancora una palla di lava in fusione e i mari erano in formazione. Probabilmente già allora...il klezmer risuonava in quei primi esseri unicellulari che gironzolavano soffiando tutto il loro fiato in una qualche trombetta a foglia, primitiva e preistorica. Le “visioni” del Rhapsodija Trio “scolpite nel suono”, respirano l’aria di un tango talvolta sospeso nell’aria, fluttuano attraverso tempi e spazi poiché viaggiare è un dono naturale per la mente, a piedi, in treno, via mare, per aria, da fermo, ognuno ha le proprie scenografie, conversazioni, imbonimenti, accordi, rumori. Nella musica klezmer come nell’ebraismo in genere, il comico è sempre associato a tolleranza e equanimità, purtroppo gli eventi attuali hanno confuso irrimediabilmente ebraismo e sionismo grazie a politiche sanguinarie che governano popoli di cui sono contemporaneamente le peggiori nemiche. Non bisognerebbe generalizzare mai, le figure stereotipate o negative dell'ebreo sono presenti anche nel Mercante di Venezia shakespeariano ma altre pagine sottolineano come i personaggi ebraici siano stati spesso figure legate ad esclusioni sociali, a sofferti cosmopolitismi, a una profonda umanità. Non andrebbe dimenticato che ebraismo impastato a cristianesimo e cultura greco-latina, sta alla base dell'odierna nostra civiltà occidentale, che è composta da svariati loro incroci e contaminazioni, dai loro confronti e conflitti non di rado, ahinoi, macchiati storicamente da pregiudizi e sangue.

Rhapsodija Trio - Di Visioni Musicali

Rhapsodija Trio

Di Visioni Musicali

Cd, 2025, Sensible Records
Género: Jazz

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