Indiependence FESTIVAL della musica INDIE a Torino - Live Report 16/12/2016

Pubblicato il 17/12/2016

Argomento: Musica

16 dicembre 2016, Officine corsare, dieci di sera di una nebbiosa giornata resa ancora più nebbiosa dall’evaporazione della Dora che scorre indolente vicino al circolo ARCI. Il ragazzo all’ingresso mi stampa sul polso con inchiostro troppo fresco una macchia di Rorschach che diventerebbe ininterpretabile anche per un serial killer.

Dentro, poca gente che beve e mangia palline di pasta fritta.

Il triplice concerto Indiependente deve iniziare. All’affiche, in disordine di comparizione, forse in ordine di “importanza”, Verlaine, i Nemici, Là-bas.

Iniziano i Là-bas, che hanno scelto un nome che non permette di trovarli su youtube se non dopo – credo perché mi sono stufata di spulciare – miriadi di pagine di musiche di francofona origine -. Alla fine li trovo su un sito. Hanno al loro attivo ben cinque album, cosa che non avrei sospettato a giudicare dalla qualità di musica e testi che, da profana, forse complice l’audio sbagliato che assorda e non fa sentire bene le parole, non mi entusiasmano. Riascoltandoli dopo, senza audio perforante, con le parole udibili, sono meglio. Però questo è un live report, quindi bando ai riascolti. Nel momento, si vedeva il cantante dimenarsi sul palco con la sua capigliatura di clownesca ispirazione e il suo look da cantante indiependente. Ogni tanto si sentivano delle parole tipo fiori che si strusciano vicino alle gambe (“La gravità delle ossa”), non voglio che rinunci a una vita complicata (“Anice”).

Una mezz’oretta di Là-bas, e subito sul palco compaiono I nemici, dopo una breve pausa. Sono un duo di personaggi barcollanti, soprattutto Niccolò che suona la fisarmonica appeso allo strumento, gestendo con difficoltà una rosa che attorciglia al microfono. Testi ironici, ma Niccolò è in seria difficoltà, e articola esilaranti intermezzi di parole in libertà paradossalmente divertenti. Le canzoni parlano del gusto di apprendere sventure (“Apprendere sventure”), del costruirsi storie in base alle fermate degli autobus (“Fermi”) e amenità simili, inframmezzati da jingle natalizi improvvisati per il periodo. Interessante “Distanti d’istinti”.

Nella pausa tra i primi due gruppi e quelli che paiono essere i big della serata, passano ben due canzoni che mi rallegrano, ovviamente registrate e con un’acustica perfetta, anche se devo dire che il duo suonava meglio ed era più udibile della band. “la mia vita senza te” del Tre allegri ragazzi morti e “Le ragazze Kamikaze” delle Luci della centrale elettrica scaldano il pubblico incrementato e intento a sollazzarsi con digestivi e cocktail vari. Le fidanzate dei cantanti si scatenano il balletti da groupie fin dall’arrivo de I nemici.

Finalmente arrivano i Verlaine, mix tra poeti maledetti e giocolieri delle parole francesi sillabate al contrario. I componenti del gruppo, a parte il solito batterista nelle retrovie e Niccolò che è sempre lui ma si trasla traballando dalla fisarmonica alle tastiere, hanno un look ricercato. In realtà rimangono solo il bassista e il cantante, tolti gli esclusi. Partono luci stroboscopiche e blu elettrico che manco la Gran Madre nel Natale del 2000. La musica è alternative indie elettronica e trascinante infatti le groupie sono scatenate. Mi perdo un po’ il senso dei testi, ma con l’audio inadatto alla piccolezza del locale e Niccolò che canna qualcosa nel suo volteggiare etilico, li ritengo da riaffrontare in separata sede, non adatta al live report.

In ogni caso il crescendo del gradimento è indovinato, e mi dispiace quasi che finisca il concerto, di botto come tutte le cose belle.


 


 

Fotografia di Autori vari
Fotografia di Mattea Rolfo
Fotografia di Mattea Rolfo
Fotografia di Mattea Rolfo