Obici: Intervista del 14/04/2025

Pubblicato il: 14/04/2025


OBICI: il futuro della new wave

Sembra davvero che sia questo il futuro della rinata new wave, scenario che da tempo sta tornando in auge e lo fa con scelte sempre più inglesi nelle chitarre, sempre più aggrappate a soluzioni digitali (ma mai scontate e ripetitive come in questo caso)… e qui troveremo anche delle belle melodie che quasi strizzano l’occhio al pop. E ve lo assicuro, dopo aver ascoltato la prima traccia “The Scream”, quasi non sembra di stare dentro quanto descritto fino ad ora. Si metta su invece un brano come “The Falling Pieces” per scoprire anche scenari alla Peter Gabriel che aprono su mondi altri che non ci saremmo attesi. Ottimo lavoro di sinterizzazione vocale che in tutto questo non deve essere messo da parte nel cocktail di questo disco. Francesco Armani, polistrumentista e voce, Maurizio Viviani batteria: sono gli OBICi e questo è il loro disco “Solipsistic Horizon” che presto troverà anche una dimensione invinile.

È l’Inghilterra o forse l’America… di sicuro Berlino. Oppure? Qual è la geografia di questo disco?

Sicuramente ma credo ci sia molto anche di regione alpina, con le sue asperità e il vento freddo che sbatte in faccia.

Ha senso anche chiedervi perché questo colore a tinta unita? Siamo nel futuro con la copertina?

Secondo l'autrice Maddalena Cumer la tinta unita richiama la solidità di un sound che sa essere duro e pungente. Per quanto mi riguarda trovo che la copertina sia essenziale, ma perfettamente capace di esprimere graficamente il concept dell'album.

Presto uscirà anche in vinile che quasi sembra una contraddizione visto il concetto futuristico del disco… come a dire che nel futuro si tornerà alle origini?

Esatto. Credo che il dominio del digitale sia contemporaneo e che nel futuro si sentirà la necessità di stringere qualcosa tra le mani per sapere di averlo, che sia questo un disco, una persona o un'esperienza.

E questo vinile avrà la stessa dimensione del CD o dello streaming? Lo stesso contenuto?

Il contenuto è lo stesso. L'idea è proprio quella di dare un supporto fisico da poter toccare, ascoltare o anche semplicemente posizionare in bella mostra per ricordarci anche tra 30 anni chi eravamo e cosa abbiamo fatto.

Avete dedicato un mix diverso?

Mauro Andreolli ha realizzato un mix appositamente per la versione vinile con tutte le accortezze necessarie per questa tipologia di supporto.

E cosa c’è dietro la lirica di un disco ampiamente devoto al suono?

Anche la lirica è piegata al suono o meglio ne fa parte come in un solo corpo. Non credo che questo voglia dire sacrificarla alla musica, ma esaltarla con l'assoluta coerenza.

Che la voce quasi sembra uno strumento più che un corpo narrante… sbaglio?

La voce è uno strumento, potenzialmente il migliore che abbiamo a disposizione. Noi l'abbiamo volutamente posizionata nel mix un po' indietro rispetto agli standard, soprattutto italiani, ma è stata una scelta consapevole. Questo ci è servito per rendere sempre intelligibili tutte le parti sonore che si muovono con essa e che per noi avevano pari dignità.

Obici