Raffica: un disco per giovani adulti
È un richiamo ad una certa potenza evocativa di quel rock in rosa che la canzone d’autore tra Anna Oxa e la Nannini è stato sdoganato tempo e tempo fa. Ma non solo questo… perché dentro “Panico” ci sono tracce di futuro e di quella forma davvero ispirata che si pianta in testa sin dal primo ascolto. La cantautrice partenopea Raffaella De Falco oggi si firma RAFFICA e ci regala questo nuovo lavoro per Disordine Dischi. Glam, provocazione, il panico che bisogna esorcizzare, le voci corali e gli arrangiamenti come dentro “Vergogna non ho” che frantumano anche le più ovvie abitudini del cliché pop.
Parli di questo disco come di un diario. La tua vita, le tue esperienze come manifesto per gli altri? Oppure una semplice condivisione dove ognuno possa ritrovare un poco di se?
Io butto giù la mia scrittura come metodo per esorcizzare quello che vivo e che ho vissuto, quindi è pura esigenza personale, una condivisione naturale. Poi se qualcuno si rispecchia in quello che scrivo, non posso che esserne orgogliosa. Di base ci crediamo tutt* speciali ma poi siamo tanto simili tra di noi.
"Vergogna non ho" penso sia un vero centro del disco. Che custodisca dentro anche un messaggio di emancipazione?
Esatto. Il messaggio è nascosto nel titolo stesso. Di base questo brano parla di violenza, come la vittima può essere se stessa anche carnefice.La vergogna così come la violenza è una questione di genere, culturalmente relegata alla donna creando meccanismi tossici per i quali la vittima finisce per identificarsi con l’aggressore per appropriarsi di un senso di colpa che non le appartiene, fino a credere di essere responsabile di ciò che è successo. Al netto di ciò, ammettere di non avere vergogna è un processo di consapevolezza e di autodeterminazione fuori dal comune.
Si riesce a svuotare una parola del suo significato e a ridarle dignità dandole un nuovo significato, colmo di potenza.
Che poi spesso metti in luce l'importanza della fragilità. Che cosa significa per te un brano come "Lacrime"?
Chi sa abbracciare le proprie fragilità e le rivendica a testa alta è il più forte di tutti! Lacrime per l’appunto è una celebrazione, ballare sulle proprie lacrime per poi risplendere in una maniera pazzesca.
Quanto dolore o quanti ostacoli ci sono voluti per scrivere un disco come questo?
L’esperienza passa dal dolore, ne ho sempre fatto un credo molto personale. Inevitabilmente questo vale anche per questo disco; ricordo il 2023 come anno abbastanza struggente, venivo da un 2022 molto ricco con il primo disco e quindi vien da sé che il processo artistico sia stato sofferto, anche se molto filtrato. Con uno sguardo esterno mi rendo conto che se avessi voluto raccontare quella crudezza senza un vocabolario più leggero e versatile forse oggi mi sarei ritrovata tra le mani un lavoro molto diverso.
Sei venuta fuori dal panico o ci hai fatto "semplicemente" pace?
Venirne fuori completamente è un’utopia, perché se c’è troppa calma finisco per ricercare il panico. Quindi si, ci ho fatto pace,l’ho abbracciato e l’ho accolto, imparando a riconoscerlo e quando viene a bussarmi non cerco di evitarlo e di sopprimerlo.