Ex-Otago

Marassi

Recensione
Pubblicato il 14/09/2017
Voto: 7/10

Gli Ex-Otago sono ufficialmente attivi dal 2002, ma in realtà “bazzicavano” già negli anni novanta nei locali più sgangherati del centro storico di Genova ( i cosiddetti Caruggi) con brevi e improvvisate performance al limite del manicomio. Insomma una vera e propria storia “Indie” che ha avuto anche la sua crisi interna con l'abbandono nel 2012 di un cofondatore quale Alberto Argentesi detto “Pernazza”.

Maurizio Carucci e Simone Bertuccini hanno comunque tirato dritto per la loro strada, nuovi componenti si sono uniti alla band e per farla breve gli Ex-Otago, a distanza di quindici anni, sembrano godere di ottima salute. Se con il precedente lavoro In capo al mondo, accolto in maniera attenta e lusinghiera dalla critica, gli orizzonti portavano a lidi molto lontani con sonorità latine ed esotiche tra il Sud America, il viaggio e il cantautorato italiano ( in particolare il trio Max Gazzè, Nicolò Fabi e Daniele Silvestri) con questo nuovo e ultimo lavoro intitolato semplicemente Marassi si materializza un ritorno al primo amore fatto di suoni synth e tastierine casio. Marassi in realtà è un quartiere di Genova, il loro quartiere ( e anche il mio), luogo di confine drammaticamente ristretto tra tutti gli ambienti che non è più. Non è più campagna, ma non è centro; non è periferia, ma non è il verde che ti allontana dai rumori urbani. Una cosa è certa nel Bisagno (il torrente che attraversa l'abitato proprio di fronte allo stadio di calcio Luigi Ferraris) non mancano di farsi notare cinghiali a pochi metri dai supermercati, fagiani e anatre nelle acque più o meno alte della “gea” a seconda della stagione.

I testi di questo nuovo capitolo trattano con ironia e finta leggerezza temi più complessi; mentre le melodie svolgono alla perfezione il loro compito di incollare l'ascoltatore al brano senza preoccuparsi di risultare a prima vista decisamente kitsch. I ritornelli ripetuti come un jingle aiutano a fissare nella testa quelli che diventano una sorta di tormentone e le architetture elettroniche dimostrano nella loro semplicità, una grande conoscenza e al contempo talento nel costruire canzoni orecchiabili e di grande appeal nel senso più rispettoso del termine.

I giovani d'oggi non valgono un cazzo è costruita in maniera lineare secondo i classici dettami del pop, ma colpisce per il suo testo solo apparentemente banale. Tra un cantato alla Bugo e dei riff stile Ivana Spagna il brano è un piccolo capolavoro di superficiale irriverenza. I cinghiali incazzati è un pezzo molto groovy, dal suono talmente cool che Carucci potrebbe permettersi di cantare qualsiasi cosa senza risultare stucchevole. Invece il testo è geniale tanto da trasformare una canzoncina da cantare sotto la doccia in un singolo davvero prezioso e convincente. La successiva La nostra pelle è un altro concentrato di talento nel raccontare quello che gli altri provano, ma non sanno esprimere. “A volte vorrei lasciarmi, ma non saprei con chi altro andare … A volte m'innamoro di me … E ritorno a giocare”. Un breve stralcio di un testo, una voce, una musica davvero sorprendenti. Stai tranquillo è un altro piccolo gioiello. Condensato di sensibilità artistica tra parole ancora una volta illuminanti (soprattutto da quando è passato alla storia la frase renziana: “Stai sereno”) e una musica semplicemente divertente e quasi dance.

Dopo questo inizio travolgente con una quartina di primo livello il disco si mantiene su un buon livello con punte raggiunte dalla Jovanottiana Gli occhi della luna un brano che mantiene tutta la freschezza, la penetrazione e la gioiosa allegria, che si fa seria, del Lorenzo nazionale e Ci vuole molto coraggio una sorta di disco rotto con la ripetizione del riff e del ritornello sino allo sfinimento, ma di un'efficacia da veterani delle classifiche di vendita. La ultra bughiana Non molto lontano fa il bis con il brano di apertura facendo reminiscenza di primordiale saggezza.

Insomma come avrete capito questo disco si ascolta tutto d'un fiato e più lo si fa e più si viene catturati dai dettagli e dai doppi sensi. Una sorta di droga che stordisce prima e rende sereni dopo. Giusto per dire che quando il pop fa bene il suo lavoro, anche con le dovute citazioni e tributi alla new wave italiana degli anni ottanta (così tanto di moda negli ultimi anni), diventa un genere non solo di un fascino irresistibile, ma altrettanto ammaliante e comunicativo di linguaggi che vanno ora per la maggiore quale per esempio il rap. In conclusione persino uno stile poco eversivo può diventare con ironia e sarcasmo un buon viatico a discapito del buon rock di cui ormai spesso non ci rimangono che le sue spoglie e la sua parodia. I ruffiani purtroppo si sono mescolati a tutti i livelli. Marassi è un lavoro onesto di una band ormai matura e consapevole.

Ex-Otago - Marassi

Ex-Otago

Marassi

Cd, 2016, Garrincha / INRI / Metatron
Genere: indie-pop , Electro-pop

Brani:

  • 1) I giovani d'oggi
  • 2) Cinghiali incazzati
  • 3) La nostra pelle
  • 4) Stai tranquillo
  • 5) Mare
  • 6) Quando sono con te
  • 7) Gli occhi della luna
  • 8) Sognavo di fare l'indiano
  • 9) Non molto lontano
  • 10) Ci vuole coraggio

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