Alberto "Bobby Soul" Debenedetti: Intervista del 08/09/2008

Pubblicato il: 08/09/2008


I progetti attuali di Alberto Debenedetti sono Bobby Soul & Les Gastones e Contesti Scomodi. Nel passato ha fatto parte di Voci Atroci, Sensasciou e Blindosbarra.
Leggiamo l'interessante intervista realizzata poco dopo l'uscita di “73% Phunk”.

Come mai secondo te il soul è così poco presente in Italia?

E’ un discorso molto complesso. Non so quali siano le ragioni, posso solo sollevare alcune questioni. Prima fra tutte il fatto che la Soul Music ed il Funk hanno costituito la base della Disco-Music che è esplosa nelle discoteche a fine anni ’70. Il pubblico del rock è stato incitato da molta stampa e cultura dell’epoca ad esecrare la dance music. Ormai sono anni che questo atteggiamento è cambiato ma probabilmente ha prodotto una serie di malintesi riguardo la musica afro-americana. E’ come se ci fosse un buco culturale in questo paese. Quando si pensa alla musica nera ci si riferisce al Jazz e al Blues e poi si passa direttamente all’HipHop, senza pensare che Soul e Funk sono semplicemente un’evoluzione culturale appunto del Blues e la stessa base dell’HipHop. Probabilmente è anche vero che i ragazzi preferiscono modelli bianchi e anglo-sassoni, quindi non è escluso che ci sia anche del razzismo –latente ed inconscio o ultimamente anche molto manifesto – che tiene lontano la gente da certi ascolti. Più semplicemente dal punto di vista musicale il Soul utilizza armonie, scale e timbriche che richiedono un po’ di tempo per essere assimilate, quindi se i media di massa la propongono di rado, la normale conseguenza è che sia un genere piuttosto sconosciuto.

Nel tuo ultimo cd, ci sono alcune cover. In base a che cosa le hai scelte? Un omaggio ad artisti a cui sei particolarmente affezionato, oppure si tratta di brani che pensavi si sarebbero adattati bene al tuo genere?

C’è il pezzo di Pino Daniele (A me me piace o’Blues) che era una cosa che facevamo per scherzo in genovese durante i concerti, poi mano a mano ha preso forma e abbiamo pensato di inserirla nell’album. Invece “Un uomo che ti ama” di Battisti-Mogol è un brano che mi è tornato alla mente quando è mancato Bruno Lauzi, che lo aveva a sua volta interpretato. Quindi è un mio omaggio sia a Lucio Battisti che a Bruno Lauzi, un autore ed interprete dal mio punto di vista molto sottovalutato.

E' vero, tra l'altro Lauzi ha anche scritto moltissimi brani interpretati da altri artisti.

Mi sono piaciuti i video presenti nel cd. In particolare quello ambientato a Genova. Toglimi una curiosità, c'è un piccolo omaggio a Kubrick?

Questo bisognerebbe chiederlo al regista Vittorio Roatta. E’ una storia incrociata di due musicisti che si incontrano fra sogno e realtà, può essere che Vittorio abbia avuto in mente Kubrick (che io amo molto fra l’altro). Le immagini del gruppo sono state girate a Coronata, in uno spiazzo veramente impervio da raggiungere.

Ah... ok comunque io mi riferivo a quel saltino in sincrono che mi ha ricordato "Arancia Meccanica"

Nel brano "Maschio numero uno" prendi in giro un certo tipo di persone. Ma questi atteggiamenti sono più colpa dell'uomo o delle donne, visto che alla fine propendono più per questi personaggi che per il classico bravo ragazzo? Tra l'altro mi pare che questo fatto sia anche sottolineato dal video: il protagonista è attorniato da un bel gruppo di ragazze! :-)

Bah prendo in giro anche me stesso, anzi in primo luogo me stesso. Non parlerei di colpa, quanto di una certa inadeguatezza del maschio contemporaneo a stare al passo con la mutazione antropologica che, a mio avviso, vede le adorabili donne - di cui credo molti uomini vorrebbero essere attorniati – avere davvero una marcia in più. E’ il mio personale e paraculo riconoscimento della superiorità del sesso femminile :-)

Qual'è il tuo approccio con i testi? Come procedi nella composizione testo / musiche?

In genere sono le parole che arrivano prima. Intendo dire, devo esprimere qualcosa e lo faccio con le parole. Poi, come un sarto, vesto le parole con la musica.

E' vero che ti sei licenziato da un posto in banca, per perseguire la passione per la musica?

Sì, gran colpaccio. Ormai sono passati un po’ di anni.

Quanto è importante la tua esperienza di deejay? Hai qualche aneddoto divertente da raccontarci in proposito?

Una grande esperienza, grandissima. Soprattutto perché mi ha formato come musicista attraverso un intensivo ascolto della musica altrui, anziché attraverso una canonica scuola. Ne avrei mille di episodi, ricordo fine anni ’80 i piccoli club del Centro Storico, tutti i personaggi improbabili fra cui mi includo, con i miei vestiti allora sgargianti e i capelli a boccia. Se penso alla moda degli anni ’80 inorridisco ora.

Com'è cambiata Genova per quanto riguarda la possibilità di fare musica, rispetto a qualche anno fa?

Direi che non è cambiata granchè. Ogni tanto esce fuori qualche gruppo che riesce – come si dice – a passare i Giovi. La questione è strutturale, mancanza di etichette e di un adeguato sostegno da parte delle istituzioni. Però ci sono alcuni che si danno molto da fare, nel piccolo, nell’artigianato, senza il caratteristico mugugno. E molti gruppi, a mio avviso di tutto rispetto, basti pensare che nell’ultima classifica Indiemusiclike (la classifica del M.E.I. dei media indipendenti) ci sono ben 3 gruppi genovesi nelle prime 10 posizioni (Numero 6, Ex-Otago e pure io).

Cosa ne pensi di Internet e della diffusione dilagante del formato mp3?

L’Mp3 è l’imbarbarimento dell’ascolto musicale. E’ la sintesi della nostra epoca consuma e getta. Perdona la bacchettonaggine ma io sono ancora da vinile.

Fantastica questa tua affermazione! :-)
Tra l'altro il formato mp3 con la sua compressione in perdita, è forse l'unico caso nell'evoluzione dei supporti / metodi di registrazione, in cui c'è un peggioramento della qualità audio rispetto ai formati che lo hanno preceduto.

Secondo te Internet ha cambiato in meglio o in peggio, la possibilità di riuscire a vivere con la musica?

Internet è un ottimo sistema per comunicare e per ampliare le proprie possibilità di farsi conoscere, per chi fa musica o cose in genere. Il problema è che per guadagnare occorre passare molto tempo in rete e questo sottrae risorse alla creatività e all’atto stesso di fare musica.

Come riesci a fare convivere i tuoi innumerevoli progetti, con la famiglia?

Facendo i salti mortali e coinvolgendo i figli (che spesso mi porto ai concerti). Il grande sta al banchetto dei CD e ha la percentuale sulle vendite (che poi gli sequestro per scarso rendimento scolastico :-) )

Com'è nata la tua collaborazione con il progetto Contesti Scomodi?

Conoscevo Alberto Valgimigli, il bassista. Pozzani (il direttore del Festival) aveva chiesto al suo gruppo di partecipare al Festival Internazionale della Poesia di due anni fa, con un lavoro specifico sui poeti della Beat Generation. Ho accettato, facendo un’incursione indebita in un territorio che non avevo mai frequentato. Ho così letto, diciamo ritmicamente, le poesie sul loro suono, rock, blues e psichedelico. La cosa è piaciuta così abbiamo pensato di musicare altre poesie, fra cui quelle di Cadoni, e di fare un album, che ha pure trovato un editore.

E la partecipazione con tale gruppo al Festival Internazionale di Poesia?

Quest’anno abbiamo appunto ripetuto la performance a Palazzo Tursi con i brani inclusi nell’album, anche se abbiamo dovuto interrompere a metà il concerto a causa di un improvviso acquazzone.

Ah ecco... è un peccato avervi persi, visto che seguo il Festival Internazionale di Poesia fin dalla prima edizione (in cui tra l'altro era presente Estatica, sia negli opuscoli del Festival che nel sito del Festival con la versione demo).

Ho trovato molto curioso il testo di "Pupazzetto Bobby Soul", come vi è venuta l'idea?

E’ un’idea tutta mia. Anzi più che un’idea è la trascrizione fedele di un sogno che ho fatto una notte. Ero finito – per così dire – nella vetrina di un sito internet che esecrava il video di Maschio Numero Uno e io cercavo di spiegare che si trattava di una cosa ironica. Quello che non capivo era che i redattori del sito erano solamente dei buontemponi, con i quali poi sono diventato molto amico. Ma all’epoca questa mia sovra-esposizione in rete ha sollecitato il mio inconscio a produrre l’immagine del pupazzetto Bobby Soul nelle mani di un Diego Abbatantuono :-)

Molto inquietante "Calci nel culo" e la voce della bambina

“Calci nel culo” è una poesia molto personale di Franco Cadoni e del suo rapporto col padre. La voce della bambina è mia figlia Eva, alla quale ho dettato la poesia e le ho chiesto di ripeterla, registrandola e poi montandola sulla musica. Volevo, come dire, sottolineare il testimone che ci si passa fra genitori e figli. La bambina ripete quello che il padre diceva di suo padre, in una sorta di eterno ritorno. Credo renda bene l’idea.

Nel passato hai collaborato con tre importanti gruppi: Sensasciou, Voci Atroci e Blindosbarra.
Cosa è rimasto della tua esperienza con i Sensasciou? Credo che il cantato in genovese sia stato importante, per rivenditare una cultura cittadina spesso maltrattata, mantenere vive le tradizioni culturali e farle conoscere nel resto dell'Italia.

I Sensasciou sono stati la ragione per cui ho lasciato il lavoro in banca. Bob Quadrelli è un grande artista genovese, ancora sottovalutato, che ha avuto l’idea di tentare un mix fra le musiche giamaicane e il trallallero genovese. Il dialetto genovese fra l’altro è estremamente musicale e – con le sue tronche – ben si adatta a musiche molto ritmiche, appunto come quelle di origine nera. Sicuramente posso citare Quadrelli fra i miei maestri, soprattutto per l’approccio appassionato riguardo alla musica e alla vita, che, nel suo caso, sono sicuramente la stessa cosa.

Come è avvenuta la tua collaborazione con le Voci Atroci? Che difficoltà hai incontrato in un gruppo con voci a cappella e per di più abbastanza sperimentale?

Un altro artista che cito fra i miei maestri è Andrea Ceccon. E’ stata sua l’idea di creare un gruppo accappella che utilizzasse il mezzo per creare un effetto surreale e comico, attraverso l’uso di composizioni molto complesse e di timbriche particolari. Io all’epoca cantavo soul in un gruppo di cover, i MellowYellow, Andrea mi notò e mi propose la cosa. Io, Luca Praussello e Luca Pagnotta abbiamo costituito con Ceccon il nucleo originale delle Voci Atroci, gruppo con il quale mi sono tolto molte soddisfazioni con moltissimi concerti anche fuori Italia.

I Blindosbarra sono uno dei gruppi più conosciuti nell'ambiente funk. E' stata difficile la vostra missione di proporre tale genere nei palchi?

Non è stato facile, come non lo è adesso per me. Per la ragione che non esiste una scena specifica. Mi spiego, non sei un gruppo rock, ma non sei neanche un gruppo pop. Però i Blindosbarra si sono avvalsi dell’esperienza e della capacità del bassista Vittorio Della Casa e dell’aiuto di grandi produttori come Ben Young (del giro dei Massive Attack) e Carlo Rossi (uno dei più importanti produttori italiani), creando un blend fra trip-hop, funk, soul e canzone italiana che per un po’ ha funzionato alla grande.

A volte si ha l'impressione che i gruppi si sciolgano prima di poter raccogliere effettivamente quanto meriterebbero. Cosa mancano, la costanza e la tenacia, oppure si tratta di cicli di vita che sarebbero terminati in ogni caso?

Non so davvero dirlo. La costanza e la tenacia, nel mio caso, non mancano. Di volta in volta trovo altri compagni di viaggio entusiasti. Ora con il mio gruppo Les Gastones sento di avere trovato una specie di quadratura del cerchio, sia musicalmente che umanamente. Quanto potrà durare non so, finchè sicuramente ci sarà l’energia per produrre la musica in cui ci riconosciamo.

Alberto "Bobby Soul" Debenedetti
Teatro Ambra - Albenga, SV (Novembre 2007)