Eugenia Canale Quartet: Interview sur 05/04/2023

Posté le: 05/04/2023


La pianista, compositrice e arrangiatrice Eugenia Canale ci racconta qualcosa di lei e del suo album "Risvegli". E' accompagnata da tre nomi di rilievo della scena jazzistica italica: Max De Aloe (armonica, fisarmonica in Luis e Chiquinha), Riccardo Fioravanti (contrabbasso, basso in Risvegli e Sunday Steps) e Marco Castiglioni (batteria).

Come mai hai scelto il pianoforte e quali studi hai fatto?

Quando avevo sette anni i miei genitori mi regalarono una pianolina elettronica a due ottave. Mi attaccai a quel piccolo strumento con tutta me stessa, intuendo artigianalmente e da sola i rapporti intervallari, giocando, riproducendo a orecchio brani che passavano alla radio, in particolare le colonne sonore di Morricone. Insomma cercai di tirare fuori da quello che era poco più che un giocattolo tutta la musica che avevo dentro. Alle medie musicali scelsi quindi il pianoforte come inevitabile estensione di quello che era stato fino a quel momento un gioco meraviglioso. Poi è arrivato il conservatorio diplomandomi in pianoforte classico, i concorsi di musica da camera e il perfezionamento, ma ho sempre portato avanti parallelamente lo studio del jazz, fino a "consacrarlo" conseguendo il diploma accademico di secondo livello in pianoforte jazz al Conservatorio di Milano.

Ho trovato l'album "Risvegli" molto eterogeneo, tanto che non è semplice descriverlo a livello di genere specifico, oltre ad un generico jazz. Come lo definisce l'autrice?

Anche io evito volentieri di dargli una precisa definizione, ma per rispondere alla tua domanda direi che è nato un album che si inserisce nel solco del jazz contemporaneo di matrice europea e mediterranea.

Come è avvenuta la composizione dei pezzi di "Risvegli"?

Sono brani nati tutti in modo molto istintivo, talvolta scaturiti da una cellula melodica che ha attratto la mia attenzione tra una sessione di studio e l'altra, altre volte da una progressione armonica particolarmente stimolante. "Cape" è un caso a sè, pensato inizialmente perchè fosse eseguito dalla big band che dirigo, inserito in un programma interamente dedicato al jazz sudafricano, ma ho poi pensato di riarrangiarlo per quartetto in modo da proporlo anche in questo disco.

I tuoi brani a volte toccano i tasti della malinconia, penso ad esempio a "Giorni sospesi", "Agua y limon". Altre volte sono più solari. Ci sono degli stati d'animo particolari con cui preferisci comporre, oppure hai un approccio "da ufficio", dove dedichi del tempo fisso alla composizione?

Direi nessuna delle due. Non ho un tempo fisso che dedico alla composizione, anzi come dicevo è sempre un processo molto spontaneo (che spesso arriva nei momenti meno opportuni, ossia quelli in cui dovrei studiare altro!). Allo stesso tempo non credo di poter dire di prediligere uno stato d'animo più adatto dell'altro per comporre, piuttosto direi che sentir nascere dalle mie mani qualcosa di nuovo e di bello mi regala sempre una gioia indescrivibile e diversa da qualsiasi altra emozione. Che poi molti miei brani siano riconducibili a un mood che ad alcuni possa risultare maliconico credo sia possibile, ma personalmente la sento come una malinconia in cui prevale la dolcezza piuttosto che la tristezza.

Ho apprezzato la naturalezza che esprime il video di "Risvegli", il vecchio Renault 4, la natura... Ho letto che è stato girato a Mantova.

No, il disco è stato registrato nel mantovano, ma il video del brano "Risvegli" è stato girato nella "mia" campagna: quella parte di provincia di Milano che confina col Piemonte ed è attraversata dal fiume Ticino. Mi fa piacere che tu ne abbia apprezzato la naturalezza perchè è proprio con questo spirito che è stato girato, facendomi riprendere in contesti e ambienti a me assolutamente familiari, la campagna appunto e il bosco intorno al fiume. La prima parte del video invece è stata eccezionalmente girata nel letto del Naviglio Grande in secca, anche per denunciare la preoccupante condizione climatica che ha portato a questa terribile siccità. Ho scritto "Risvegli" proprio in una giornata in cui scese finalmente qualche goccia d'acqua dopo tanti mesi in cui non pioveva.

Negli altri due video "Cape" e "Under the hezelnut" del 2022, si vede il quartetto suonare dal vivo. I pezzi sono stati provati live prima di essere registrati o siete andati direttamente in studio?

Abbiamo avuto alcuni concerti prima della registrazione, passaggio che reputo fondamentale in questo tipo di musica che trova la giusta direzione da seguire proprio nella dimensione del live. Inutile dire che i nomi che mi affiancano sono quelli di musicisti stratosferici con cui è nato un interplay davvero unico che credo si possa sentire anche nel disco: tante persone mi hanno detto di aver avuto l'impressione di ascoltare un concerto live e per me è un grande complimento.

Nelle note interne all'album fai riferimento a Chiquinha Gonzaga e al riappriopiarsi da parte delle donne del mondo del jazz. Anche nel 2023 la situazione è discriminante in questo ambito?

Purtroppo sì, decisamente. Racconto spesso che quando salivo sul palco delle jam session molto spesso mi davano il microfono senza neanche chiedermi cosa suonassi; io dicevo ironicamente "perchè mi dai il microfono? non devo presentare"; la risposta che seguiva molto spesso era "e quindi che cosa fai?". Questo e altri simili aneddoti spiegano bene quale sia ancora oggi la difficoltà a riconoscere la donna strumentista nel mondo del jazz, ancora più faticoso immaginarla arrangiatrice, leader di un progetto suo, direttrice di una big band. E' qualcosa di così ottuso, retrogrado e delegittima un settore che dovrebbe essere costituito da persone di intelligenza e sensibilità superiore, per questo spero venga presto superato: per il bene del jazz tutto.

La tua attività spazia tra il jazz e la musica classica. Quali diverse emozioni dà suonare generi musicali così distanti?

Personalmente mi dà tanta soddisfazione perchè tante persone mi avevano "predetto" che un giorno avrei dovuto scegliere tra l'una o l'altra, invece continuo a suonarle entrambe in concerto e ad amarle allo stesso modo, anche se naturalmente ci sono periodi in cui l'una prevale sull'altra a livello numerico di esibizioni. Ritornare a interpretare il repertorio classico dopo tanto tempo in cui non lo suono mi regala sempre la rilassatezza del poter finalmente suonare qualcosa che è già bello per come è stato scritto: posso dedicarmi totalmente a far emergere questa bellezza senza dover creare altro estemporaneamente dal punto di vista inventivo.

Nella tua esperienza, per quanto riguarda gli appuntamenti dal vivo, c'è più spazio, a livello di date, per il jazz o per la musica classica?

Dieci anni fa molto più per la musica classica, ora molto più per il jazz.

Quali sono i grandi compositori di musica classica che preferisci interpretare in un concerto?

Brahms sopra a tutti, Schubert e Chopin.

Segui artisti/gruppi italiani di genere pop/rock?

Ne apprezzo sicuramente alcuni, ma non ne seguo nessuno in particolare, posso dirti di essere molto affezionata al pop acustico anni '70.

Oltre al quartetto stai portando avanti altri progetti di cui ci vuoi accennare?

Sì, mi aspettano tanti concerti in diversi progetti: oltre alla presentazione di “Risvegli” in varie formazioni (dal piano solo al quartetto) sarò coinvolta in un reading di Biagio Bagini, scrittore del libro “Swinging Stravinsky” che parla dell’incontro tra Igor e Benny Goodman, un nuovo progetto inedito con la cantante Sonia Spinello in collaborazione con Daniela Savoldi e Achille Succi oltre ad alcuni concerti di musica da camera, alcuni dei quali includono il mio amato Brahms.

Eugenia Canale Quartet
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