Ivan Francesco Ballerini: la parola, il suono e la sua letteratura musicale
Eccolo il nuovo disco del cantautore toscano Ivan Francesco Ballerini. Fresco di pubblicazione per la RadiciMusic Records, torna a far parlare di se con “La guerra è finita”, disco che troviamo dentro i principali canali di streaming e in versione CD sempre corredato da una fattura artigianale molto curata per mano della label di Arezzo che ormai è una garanzia per tutto questo. Disco maturo perché non solo conferma ma, volendo, amplifica il divario dell’energia lasciata libera ingenuamente che Ballerini mostrava nel suo esordio. Disco dopo disco (siamo ormai al quarto), ha affilato la punta di una matita che segna tratti elegantissimi di parole ispirate e sempre molto gentili. Tanta la letteratura che pesca il cantautore toscano, tanti i rimandi al vissuto personale… e questa guerra è una battaglia consumata nel personale e non fatta di bombe per quanto i rimandi a questo concetto ci sono e non sono così invisibili come nella bellissima “Tra bombe e distruzione”. Insomma: nelle allegorie di un cantautore che ognuno ritrovi se stesso. I suoni acustici, le belle volute corali, la semplicità di una canzone pop d’autore incorniciata da un parterre di musici davvero pregiato. È un disco elegante. Ci fermiamo a far due chiacchiere con Ivan Francesco Ballerini.
Esiste un ponte concettuale tra la guerra che ci figuriamo noi e quella letteraria che utilizzi nel disco?
Domanda molto complessa. Diciamo che, in questo disco, ho utlizzato il concetto che tutti noi abbiamo della guerra (lutti, distruzione, miseria) per parlare proprio dell'esatto contrario (pace, poesia, ricerca del bello) che sono tutte cose che si possono racchiudere in un'unica parola: AMORE. Abbiamo avuto per una sorta di magia misteriosa e ancora non del tutto compresa, la fortuna di godere del bene dell'intelletto, cosa che tutto il resto del regno animale e vegetale non ha. Ritengo sia una offesa verso l'universo non farne buon uso.
In una guerra per te chi esce sconfitto? E qui mi riferisco alla guerra del disco non quella delle bombe…
Qualunque guerra ci si trovi ad affrontare, sia che si tratti di guerra vera, o di una guerra di relazioni sociali, porta sempre sofferenza e distruzione. Non si esce mai completamente vittoriosi da una battaglia, ma si perde sempre qualcosa. Quindi bisogna ponderare molto attentamente quando è il momento di dichiarare guerra a qualcuno... molto meglio il confronto serio, il dialogo, perchè esiste sempre una via di pace.
Ed il suono di Ivan Francesco Ballerini: un suono che cerca lo scontro, la rivoluzione, il dissenso… o un suono che cerca la poesia e la visione?
Nelle canzoni cerco sempre, coi mezzi a mia disposizione, di raccontare qualcosa: una storia personale, un fatto o un personaggio storico, cercando sempre, pur parlando di fatti del passato (come successo raccontando le gesta di Cavallo Pazzo, di Nuvola Rossa o di Vasco da Gama) di trovare dei punti di contatto con la storia odierna. È innegabile che l'uomo insegue sempre le stesse cose che lo portano a cadere nei 7 peccati capitali che voglio ricordare: la superbia, l'avarizia, l'ira, l'invidia, la lussuria, la gola e l'accidia. Se tu analizzi queste poche cose che ho detto capisci da te cosa io cerchi di esprimere con le mie canzoni.
Oltre Conrad, quale altra letteratura troviamo a bordo?
Già in “Racconti di mare” mi ero ispirato al grandissimo Conrad con “Cuore di tenebra" e "Tifone", due bellissimi racconti di questo autore. In la guerra è finita ho trovato ispirazione per comporre "vestire di parole" dal meraviglioso racconto “Ferro” di primo Levi. Credo si tratti di uno dei racconti più belli e commoventi della letteratura mondiale. Il racconto parla di una storia di amicizia tra l'autore e Sandro Delmastro:
“Catturato dai fascisti, non si arrese, e tentò la fuga dalla Casa Littoria di Cuneo. Fu ucciso con una scarica di mitra alla nuca, da un mostruoso carnefice - bambino, uno di quegli sciagurati sgherri di quindici anni che la repubblica di Salò aveva arruolato nei riformatori. Il suo corpo rimase a lungo abbandonato in mezzo al viale, perché i fascisti ne avevano vietato la sepoltura.
Oggi so che è un'impresa disperata rivestire un uomo di parole, farlo rivivere in una pagina scritta:
un uomo come Sandro in specie. Non era un uomo da raccontare, né da fargli monumenti, lui che dei
monumenti rideva: stava tutto nelle sue azioni, e, finite quelle, di lui non restava nulla; nulla se non parole, appunto”.
Ho come l’impressione che nelle tue liriche, in questo disco specialmente, non ci sia mai una posizione netta sulle cose… piuttosto una posizione aperta a contemplare la diversità di ognuno di noi…
Questo lo reputo un grande complimento, forse uno dei più belli che ho ricevuti in questi anni. Non sono mai certo delle cose, non ho certezze in tasca, solo fatti, emozioni e cose che ho voglia di raccontare. Ho solo il rammarico di non essere ancora riuscito a portare in giro queste mie cose, poterle raccontare ad un pubblico desideroso di ascoltarle.
In chiusura domanda difficile: che rapporto hai con la musica di oggi?
Ho un rapporto di apertura e di curiosità. Certo le cose che vengono proposte su larga scala sono di basso livello, ma se si fruga, si trovano ancora tante cose belle, stilisticamente e concettualmente raffinate e suonate da grandi musicisti. Il problema è che sono difficili da scovare perchè le TV si tengono a distanza dagli artisti e per me, che vengo dagli anni 60, questo è molto triste.
Ma mai disperare... grazie di questo spazio.
Ivan